Ascolto meno musica di un tempo nonostante l’eccessivo numero di uscite discografiche (anche online e/o autoprodotte) e l’abitudine ormai condivisa dai più di comprare (scaricare) tutti i brani più in voga del momento. Sono ancora legato a quella formula “arcaica” in cui si dà credito all’album per intero di una band al fine di capirne la possibile grandezza e la persistenza nel futuro.
Anche se piuttosto spesso la delusione è l’inevitabile conseguenza . Questo preambolo solo per mettere le mani avanti su possibili dimenticanze in questa lista di album che vuole essere semplicemente un piccolo riepilogo di un anno non sorprendente ma neanche tanto mediocre per qualità di musica prodotta e suonata. Mi pare giusto cominciare con il genere musicale che mi ha creato meno difficoltà nei giudizi finali di questo 2010: il rock internazionale.
Due graditi ritorni l’hanno fatta assolutamente da padrone e si sono aggiudicati il mio personale podio: i The National con “High Violet” (primi in assoluto) e gli Arcade Fire con “The Suburbs” (secondi). Entrambi i dischi incapaci di raggiungere i vertici qualitativi dei precedenti capolavori “Boxer” e “Funeral” ma decisamente le migliori uscite dell’anno per peculiarità, gusto e risultato finale. Al terzo posto merita una menzione speciale il quartetto australiano Tame Impala con il loro bellissimo viaggio psichedelico “Innerspeaker” (per tutti gli appassionati di un certo hard rock “trattato” una tappa sorprendentemente obbligata).
Di seguito in ordine sparso si guadagnano una citazione senza ombra di dubbio i lavori dei Deerhunter (“Halcyon Digest”), del duo sempre più convincente Isobel Campbell & Mark Lanegan (“Hawk”), della band molto “cool” The Drums (“The Drums”) e dei sempre divertenti Shout Out Louds (“Work”). L’altra sezione musicale risultata abbastanza semplice per tirare le somme finali è quella dei dischi italiani: i Massimo Volume sbaragliano ogni concorrenza con il loro primo album dopo 10 anni di pausa grazie a 12 brani capaci di essere allo stesso tempo perfettamente contemporanei e una sintesi di quanto fatto precedentemente (“Cattive Abitudini” rasenta il capolavoro).
Immediatamente sotto troviamo, anche in questo caso, due splendidi ritorni: “Il Primo Lunedì Del Mondo” dei Virginiana Miller e “Del Nostro Tempo Rubato” dei Perturbazione sono entrambi album capaci di ricordare al nostro paese che esiste ancora la possibilità di fare canzoni intelligenti, ben composte e allo stesso tempo cantabili.
Oltre ai lavori citati consiglio vivamente LP molto diversi tra loro ma tutti ugualmente meritevoli di ascolto (e acquisto): il pop-autorale “Nuove Esperienze Sul Vuoto” di Lele Battista, il new-traditional “Ladro Di Rose” dei Piccola Bottega Baltazar, il pugno nello stomaco e nel cervello “Milano Original Soundtrack” dei NoGuru, il quasi post-rock cantato “Malelieve” dei Juda, l’intellettuale “I Moralisti” degli Amor Fou e il neo-melodico “Dei Cani” dei Non Voglio Che Clara (l’assenza dei Baustelle e dei Marlene Kuntz dall’elenco è dovuta non tanto al valore oggettivo dei loro dischi, comunque sopra la media, ma alla più o meno delusione rispetto alle aspettative).
Il pop internazionale nel 2010 non ha visto album primeggiare in modo incontrastato su altri ma piuttosto una serie abbastanza omogenea di dischi ottimamente realizzati con cura, professionalità e sensibilità. Da ricordare i nuovi lavori di artisti quali Antony and the Johnsons (“Swanlights”), Philip Selway (“Familial”), The Radio Dept. (“Clinging To A Scheme”), Tracey Thorn (“Love And Its Opposite”), Belle & Sebastian (“Write About Love”) e Yeasayer (“Odd Blood”).
Sottolineiamo inoltre le band Beat! Beat! Beat! con il primo long-playing “Lightmares” e i Foals che all’interno del loro “Total Life Forever” hanno forse realizzato il brano più bello di tutti i 12 mesi passati “Spanish Sahara” (per ora questo giudizio è condiviso solo dal sottoscritto e dalla rivista britannica NME). In campo elettronico come consuetudine di questi ultimi anni la frammentazione in miriade di sotto-generi e l’appiattimento di una certa produzione sonora ha reso molto difficile l’individuazione di album realmente e oggettivamente rappresentativi. Per capacità di sintesi, evoluzione e ballabilità il mio voto va ai Magnetic Man con il lavoro omonimo capace di rendere il dub-step fruibile a tutti senza trasformarsi per forza in altro.
Dopo loro impossibile non segnalare due band gloriose sempre capaci di lavori emozionanti e convincenti come i Massive Attack (“Heligoland”) e gli Underworld (“Barking”). Eccellenti nei loro campo di rappresentanza vi consiglio inoltre: “Strange Weather, Isn’t It “dei !!!, “The Boxer” di Kele, “Maya” della sempre straordinaria M.I.A., “The Hundred in the Hands” della band omonima, “Cosmogramma” di Flying Lotus e il bellissimo (veramente originale) “Swim” di Caribou.
In merito all’ambito r’n’b e metal, dove ammetto senza remore enormi lacune, posso solo dichiarare di aver gradito rispettivamente “The ArchAndroid” di Janelle Moané e “Diamond Eyes” dei sempre “profondi” Deftones.
Per il miglior live di stagione scegliete pure voi a caso una tra le moltissime date di quel artista italiano girovago e stupefacente che è Brunori S.a.s.. In ultimo vi consiglio l’album che una volta si soleva dire “è girato per più volte sul mio piatto quest’anno”: “Like Angels”, debutto dei giovanissimi Screaming Lights, è un disco imperfetto, radicato in certe sonorità stereotipate e leggermente “piacione” ma che colpisce subito al primo ascolto, cresce di intensità nel tempo e infine conquista in pieno con il suo pop-rock-wave eclettico e melodico.
Tanto da ricordarmi che c’è stato un tempo in cui erano gli U2 ad aprire i concerti degli Echo and the Bunnymen e la musica ascoltata e preferita aiutava il proprio cuore a smarrirsi solo per ritrovarsi infine più autentico e pulsante di prima. Buon 2011 a tutti.