I Perturbazione non sembrano di questa epoca anche se in realtà sono forse l’immagine più riuscita del presente della musica italiana. Non sono di questa epoca perché il loro è un equilibrio personale di influenze, colori e sensazioni che travolgono gli ascoltatori come pochi altri sono in grado di fare ormai ai nostri giorni. “Del nostro tempo rubato”, il nuovo disco, 24 canzoni, un album doppio come si faceva negli anni 70, un fiume di parole e suoni che spaziano su tutto il mondo che il gruppo di Rivoli sa suonare, descrivere e approfondire. L’incipit è di quelli memorabili con Istruzioni per l’uso dove in unico crescendo sonoro la finta fragile voce di Tommaso chiede espressamente di prendere posizione, di lasciarsi alle spalle ciò che è privo di valore reale e affrontare quel che conta veramente.

Mondo Tempesta, con una attitudine pop alla R.E.M., è perfetta nel suo essere piacevolmente colta e Del nostro tempo rubato, attraverso una composizione meravigliosamente acustica, commuove nel rendersi sincero paragone tra il sociale e il privato. Dopo il punk umorale di Vomito  arriva il  primo singolo dell’album, Mao Zeitung, che è in puro stile Perturbazione applicato alla tematica del lavoro: chitarre “zuccherose”, violoncello melodico, ritmica ballabile e testo che si manda a memoria dopo il primo ascolto. Con L’Italia ritagliata l’eco degli Afterhours è dietro all’angolo mentre in Revival Revolver si esplicita tutta la stanchezza per un presente mai considerato utile e vitale. L’ammirazione di chi scrive per i Perturbazione ha radici in brani tipo Buongiorno Buonafortuna: ascoltatelo e sappiatemi dire chi riesce a alleggerire cuore e orecchie con tale singolare positività senza essere per forza retorico e stucchevole.

 

Primo è una ballata dolorosa e volutamente scomodante che apre uno squarcio sulla poetica e sulla vita/morte del grande scrittore Primo Levi con il pianoforte e la tromba sopra tutto il resto. Tra cantautorato anni Sessanta e cori quasi alpini in Il Palombaro si rimane sospesi e ammirati davanti a parole semplici come “amo l’oceano perché dietro a un tesoro c’è un naufragio… tu sei la mia ragione per rischiare”. Tempo di uno stupendo e serio divertissement alla Roy Paci più pacato con La fuga dei cervelli ed ecco una piccola ninna nanna intitolata Partire davvero che conquista con pochi inserti elettronici e un ritornello dolce come non mai.

Sorretti da tappeti musicali quasi minimali i brani Io sono vivo voi siete morti ed Esemplare giocano tutto il loro valore sulla rara capacità di dire qualcosa che ci dovrebbe accomunare tutti ma non per questo ci rende uguali. Il tormentone dell’estate (l’industria discografica in generale) può essere argomento di una canzone che spazia tra coretti hawaiani, ritornello enfatico e coda finale pop/rock? La risposta è si se si scrive un pezzo come Promozionale. Niente eroi è un po’ blanda nelle sua analisi e la filastrocca La canzone del gufo (Bohemian groove)  sembrerebbero indicare un po’ di stanchezza in dirittura d’arrivo e invece i Perturbazione tirano solo un po’ il fiato per un finale mirabile: La cura del sonno sospesa tra atmosfere di musica classica, vibrati mediterranei e inserti vocali lascia senza difese.

 

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L’elastico è un piccolo capolavoro di semplicità che stupisce con ogni elemento (voce e strumenti) perfettamente al loro posto; Cimiterotica risulta essere il  brano preferito dell’album con sonorità elettro/british trascinanti e uno dei testi più immediati, originali e perticolari degli ultimi anni; Come in basso così in alto è il luogo ideale dove avrebbero voluto fermarsi i Verve in fase di composizione. Gli ultimi brani dell’opera infine servono proprio come accadeva in questi casi negli anni 70 a tirare le somme, gli umori e il senso di quanto fatto: con Musica Leggera e Last Minute i tempi rallentano, le voci si fanno intime e gli archi avvolgono il tutto in una atmosfera di saluti e quasi inattesa speranza.

Titoli di coda riassume nel vero senso della parola quanto è stato detto e fatto nel percorso. I Perturbazione ealizzano sicuramente il loro lavoro più complesso sia per tematiche che per sonorità, spudorati nel non tirarsi indietro di fronte a generi meno eseguiti in passato e lungimiranti nel tentare di affinarsi lì dove sono loro i maestri. E sicuramente l’ascolto di queste canzoni non rubano il tempo, lo rendono solo esclusivamente più bello e vero.

 

(Simone Nicastro)