Circa un anno fa mi trovavo alla Feltrinelli di corso Vercelli a Milano ad ascoltare Giovanni Lindo Ferretti, Gianni Maroccolo e Giorgio Canali presentare il loro ultimo lavoro “Ultime Notizie di Cronaca”: da quel momento i PGR non ci sarebbero più stati e con loro quella linea mai interrotta che da i CCCP, passando per i CSI, aveva attraversato e lasciato segni indelebili nella vita di migliaia di persone, tra cui il sottoscritto.



Oggi si apre un insperato nuovo capitolo di quella storia: “ConFusione”, album voluto da Franco Battiato, che ha deciso di dare la sua personale rilettura di alcuni brani dei PGR, spinto non tanto dall’amicizia che lo lega da anni agli elementi del gruppo, ma dal riconoscimento oggettivo della qualità musicale prodotta dagli stessi.
Tre canzoni per ogni lavoro pubblicato dalla band per un totale di nove brani dove il maestro siciliano ha realizzato un’opera, come dichiarato in copertina sull’album, di “disidratazione”.



L’apertura del disco è affidata a Cronaca Montana, dove sono presenti già molti degli elementi che si ascolteranno in seguito: ritmica sostenuta, pianoforte a sorreggere la struttura del brano e gli archi ad aprire la melodia su quelle parole di Ferretti che oggi come un anno fa sembra d’obbligo rimarcare “Certo le circostanze non sono favorevoli e quando mai? Bisognerebbe, bisognerebbe niente, bisogna quello che è. Bisogna il presente”.

Cavalli e Cavalle subisce un trattamento più evidente attraverso il sapiente utilizzo di viola, violini e un harmonium che bilanciano le chitarre elettriche di Canali.



Ancora più laboriosa risulta l’operazione su quella splendida invettiva contro il giornalismo italiano che è Ah! Le Monde, tratto dal primo album della band: le tastiere si rincorrono in giochi di atmosfere prog anni Settanta per esplodere in un ritornello di impronta drum’n’bass di grande efficacia (gioiello assoluto dove ci si ricorda quanto indimenticabile era l’apporto alle tonalità di Ferretti la voce meravigliosa di Ginevra Di Marco).

Montesole è uno di quei brani intoccabili, uno di quelli che tutti i fan, anche quelli persi per strada, riconoscono come capolavoro in virtù di uno dei testi più rilevanti (e realmente “provocanti”) scritti da Giovanni Lindo e una trama musicale avvolgente e emozionale: Battiato accorcia il minutaggio, lavora sui suoni umanizzandoli e lascia fluire l’insieme.

Se c’era un pezzo molto scuro e ossessivo nell’ultimo lavoro dei PGR era sicuramente Cronaca del 2009 (5769): in questa nuova versione un pianoforte e gli inserti degli archi prendono il sopravvento sul resto e la canzone fiorisce in un pop d’autore abbordabile anche per ascoltatori meno attenti.

Se su I miei nonni si tratta di un approccio quasi filologico all’originale (a eccezione della coda pianistica) per lasciare il giusto spazio al racconto personale e coinvolgente di tradizione familiare, in Come Bambino l’artista siciliano preferisce mantenere il brano in una sorta di elettronica d’ambiente, ovattata e quasi priva dello slancio “rave” presente nell’originale.


Cronaca di Guerra II abbreviata e con la batteria più presente mantiene la sua andatura pop/rock risultando probabilmente più accattivante in questa nuova veste per i passaggi radiofonici (sempre che i “direttori artistici” siano andati in pensione come auspicava un certo artista tanti anni fa).

Infine, Franco Battiato decide di lasciare un segno ancora più personale sull’ultimo pezzo dell’album, Orfani e Vedovi: ascoltate l’intro di pianoforte, gli archi subentrare e la melodia farsi araba come nei migliori brani del periodo fine anni Ottanta dell’autore siciliano. E Ferretti, non da meno come paroliere unico e irripetibile, chiude l’opera: “Sono una casa, una famiglia, una stalla. So che la geografia è destino. La storia non si fa, signorile, a tavolino. La libertà, un doveroso pericolo, in verità!”.

Si potrebbe aggiungere molto a quanto scritto ma questa volta più che mai credo sia importante lasciare spazio a queste canzoni nella speranza che molti ascoltandole scoprano o riscoprano la grandezza artistica (e per me anche umana) di questi autori fuori dal comune.

(Simone Nicastro)