PUBLIC – ORACOLO – Mentre in tutta la penisola italica votata al rock si celebra il ritorno dei Verdena con fiumi d’inchiostro (virtuale e non) e giudizi quasi sempre entusiastici (a ragione poiché l’album “Wow” rasenta il capolavoro) il sottoscritto si permette di parlarvi di un altro ritorno, meno eclatante, ma di sicura rilevanza, per lo meno artisticamente.

Paolo Beraldo con i suoi Northpole per tanti anni è stato uno di quei culti davvero sotterranei, quel sentito dire dagli amici, ascolto di suoi brani coverizzati da altri, citato nelle influenze artistiche ma mai portato veramente e degnamente alla luce.

Molta gavetta, concerti soprattutto nelle terre del suo Nordest e un album omonimo “Northpole” molto bello per l’etichetta “I Dischi De L’Amico Immaginario”.
E proprio quando si pensava che finalmente tutto sarebbe cambiato per il meglio lo scioglimento improvviso del gruppo.

Ma questo signore (e proprio di un signore della musica italiana si tratta) ricomincia quasi immediatamente con un nuovo gruppo, i Public, registra un album in download gratuito, “Lunario”, e incide la prima fatica su supporto reale con la nuova etichetta “Lavorare Stanca” fondata da Fabio Del Min (per chi non lo conoscesse autore e cantante di quei Non Voglio Che Clara che ci hanno regalato uno degli album più intensi del 2010).

Se “Lunario” rappresentava la palestra delle idee, “Oracolo” è la “voce” raggiunta, la direzione accertata e conseguentemente intrapresa, il compendio del presente poetico/musicale di Paolo Beraldo e soci.

Sulla rotta di quel suono obliquo del pop/rock che fagocita accezioni acustiche, strutture pseudo jazzistiche e improvvisazioni punk i Public adagiano testi essenziali, toni colloquiali e immaginazione emozional/carnale.

Così si segue con attenzione l’apertura flessuosa e disarmante di “Canto Per Scongiurare” per poi lasciarsi trascinare con piacevole masochismo dal singolo/video “Tra Gli Amici” (descrizione programmatica di un mio sogno personale, tra l’altro).

“Vedi Parigi” sussurra con poche parole calibrate e una chitarra semplicemente penetrante quale potrebbe essere un dialogo (inespresso?) tra innamorati che hanno intrapreso il pericolante viaggio (fuori e dentro) di coppia.

I Public stupiscono nella costruzione delle loro canzoni per la capacità di essere elaborati senza essere mai indulgenti o manieristici: “Notte Caleidoscopica” è una ballata ammaliante e spudorata nel raccontare la solitudine di tutti; “Oracolo” è il Fiumani ultimo avamposto del rock onorevole dei perdenti ostinati a restare in piedi; “Massacrarsi Fino A Perdere I Sensi” sfida a trovarsi ancora integri tra la dissonante dolcezza del tema musicale e le esortazioni scandite dalla voce.

Sia chiaro che come nelle occasioni migliori per comprendere appieno questo album bisogna dedicargli il tempo e l’attenzione dovuta poiché l’immediatezza, pur se presente in parte, non è mai faciloneria o compiacere l’ascoltatore: il rimando ai sixties più complessi di “Il Lato Magico Della Strada” necessita della volontà di immergersi totalmente nell’atmosfera sbilenca e sognante composta, mentre in “2020” l’intro armonico classicheggiante si spezza dalla metà in poi in un inserto elettrico quasi noise.

Il gruppo sembra divertirsi a trascinare dentro al loro suono sempre nuovi influssi senza mai snaturarsi come il giocoso incastro prog di basso, tastiera e fiati nel pezzo “In Questo Incanto” o il peculiare cantautorato italiano anni Settanta dei vari Gaetano o Lolli in “Un’Altra Idea”.

Ultimo acuto dell’album il saluto narrativo e coinvolgente di “Storie Di Una Ballerina” dove è auspicabile sperare che quei fiati nella coda finale siano solo un ponte verso un successo doveroso a questi splendidi musicisti e al loro leader finora ingiustamente poco considerato rispetto al suo valore effettivo.