Ai capi di Stato e di governo dell’Unione Europea è stato imposto di lasciare telefoni e computer fuori dalla sala in cui si sono riuniti nel vertice informale per discutere delle nomine per le istituzioni comunitarie. Lo hanno confermato diverse fonti europee. La decisione del presidente del Consiglio europeo, Donald Tusk, di “sequestrare” cellulari e smartphone ai leader dei 28 è stata motivata con la necessità di evitare fughe di notizie. Alla riunione non hanno partecipato nemmeno i diplomatici che redigono una sorta di stenografico dei dibattiti, né i rappresentanti permanenti, gli ambasciatori dei 28 Stati membri presso l’Ue.
Il perché di tanta riservatezza è presto detto: Francia e Germania hanno per il momento obiettivi diversi. Angela Merkel sponsorizza Manfred Weber, giovane ed inesperto capogruppo dei Popolari per il ruolo di presidente della Commissione, ed ha coinvolto nella trattativa i Verdi, largamente presenti in parlamento europeo e reduci dai successi elettorali in numerosi paesi membri, ma assenti al livello di capi di Stato e di governo.
La mossa della Merkel mira a vincolare gli ambientalisti in vista della formazione del prossimo governo tedesco, dove potrebbero sostituire i socialdemocratici ormai esangui.
A questa strategia fa da contraltare quella francese di Macron, che manco a dirlo punta a un connazionale pescato anch’esso in casa dei Popolari, Michel Barnier, negoziatore della Brexit, che gli porterebbe in dote ciò che resta dei gollisti francesi, utili per le prossime presidenziali, e la fama di difensore dell’interesse nazionale. In mezzo tutti gli altri, sballottati dai due giganti, con il nostro Conte come un asino in mezzo ai suoni.
A proposito, se Atene piange Sparta non ride: nel pomeriggio, al vertice preparatorio del Ppe, siparietto di Silvio Berlusconi. Berlusconi è entrato e volendo rimarcare di essere decisivo per i destini europei ha annunciato alla stampa di avere appuntamento con Orbán. Il premier ungherese è sospeso dal Ppe e non poteva esserci. La stampa italiana ha comunque dato la notizia come fosse vera. Dopo due ore Berlusconi ha ammesso di non avere incontrato Orbán e ha detto che lo vedrà in futuro. Prima aveva detto di avere avuto ieri con lui una lunga telefonata in cui si erano dati appuntamento al Ppe…
La sensazione insomma è che nella partita di potere e di relazioni che si è appena aperta in Europa, tanto la maggioranza quanto l’opposizione stiano inseguendo strategie di comunicazione che le facciano apparire importanti se non determinanti, senza conoscere non solo il merito dei dossier europei, ma addirittura neanche la disposizione in campo dei veri protagonisti. Dopo una tornata elettorale vissuta nel nome del “sovranismo”, l’Italia si fa piccola, esponendosi una volta di più al vero euroscetticismo: quello nei confronti del nostro paese.