È disponibile da oggi su Netflix il meraviglioso documentario Rising Phoenix: la storia delle Paralimpiadi, dedicato alla straordinaria storia dei Giochi paralimpici. Un viaggio nel mondo dei Giochi a quasi sessant’anni da Roma 1960, prima vera edizione della competizione paralimpica. Diretto da Ian Bonhôte e Peter Ettedgui, il documentario racconta sì la nascita del movimento, ma si intreccia con le storie di alcuni grandi campioni: dal nuotatore australiano Ellie Cole alla sciatrice statunitense Tatyana McFadden, passando per Jean-Baptiste Alaize (Francia, atletica), Matt Stutzman (Usa, tiro con l’arco), Jonnie Peacock (Gran Bretagna, atletica), Cui Zhe (Cina, sollevamento pesi), Ryley Batt (Australia, rugby in carrozzina) e Ntando Mahlangu (Sud Africa, atletica). Ma soprattutto Bebe Vio: la straordinaria atleta veneziana, campionessa mondiale ed europea in carica di fioretto individuale paralimpico, è il volto principale del lavoro targato Netflix ed è una bellissima occasione per conoscere meglio la sua storia.



Dalle ceneri della seconda guerra mondiale, proprio come una fenice, i Giochi Paralimpici sono diventati il terzo più grande evento sportivo del pianeta ed hanno il grande merito di lanciare un movimento globale che continua a cambiare il modo in cui il mondo pensa alla disabilità, alla diversità ed alle capacità dell’uomo. Noi ne sappiamo qualcosa grazie alla straordinaria mission di Bebe Vio, campionessa nello sport ma anche nella vita: il suo sorriso e la sua allegria contagiosa hanno permesso a tantissime persone di avvicinarsi al mondo dei giochi paralimpici, ma non solo. La sua ironia è stata di grande supporto per tanti giovani disabili e non, ed anche in Rising Phoenix: la storia delle Paralimpiadi troviamo una Bebe spumeggiante, in grado di affrontare anche temi spinosi con leggerezza e cercando sempre il lato positivo delle cose.



Le storie dei campioni paralimpici consentono allo spettatore di addentrarsi nella vita degli atleti e non poteva mancare ovviamente un riferimento al grande Alex Zanardi. Proprio Bebe  Vio ha voluto dedicare un pensiero all’ex pilota di Formula 1, esempio che l’ha spinta a tornare allo sport dopo l’amputazione degli arti: «Io sono una superfan di Alex, guardandolo ho sempre detto: “Cavolo, lui è Alex, può fare di tutto”. Ò una figura talmente in alto che sembra impossibile poterla raggiungere, un esempio sempre».

Un documentario ottimo, confezionato molto bene a livello tecnico e che conferma le grandi potenzialità di Netflix. La scelta di affrontare temi delicati come diversità e disabilità attraverso contenuti di qualità e storie dal grande impatto emotivo è vincente, considerando i numerosi spunti di riflessione offerti dal  lavoro di Ian Bonhôte e Peter Ettedgui.