Cattive notizie per gli amanti del risotto italiano. La siccità e le alte temperature degli scorsi mesi hanno ridotto la disponibilità delle classiche varietà nazionali sotto la soglia della domanda dell’industria, determinando forti rincari. I dati rilevati dall’analisi trimestrale realizzata dalla Camera di commercio di Pavia, in collaborazione con BMTI, segnalano a ottobre un incremento del 113% su base annua per l’Arborio, del 118% per il Carnaroli e del 94% per il Roma.
Va meglio, invece, per i cosiddetti risi Indica dal chicco allungato, che hanno beneficiato di una maggiore disponibilità di prodotto, ma che pure sono protagonisti di una crescita del 47% rispetto a un anno fa. A contenere la fiammata è solo il Selenio, riso a grana tonda utilizzato in particolare per la preparazione del sushi, che ferma la sua corsa a quota +27%.
Per contro, va segnalato che il 2022 registra una vera e propria impennata delle importazioni provenienti dall’Asia: nel solo primo semestre dell’anno, segnalano sempre Camera di commercio di Pavia e BMTI, gli arrivi dal Myanmar sono passati da 1.200 a 72.000 tonnellate, quelli dal Pakistan da 9.000 a 13.800 tonnellate e quelli dalla Thailandia da 2.100 a 9.100 tonnellate.
A determinare questo exploit è, almeno in parte, una decisione dell’Unione europea che, con una sentenza del Tribunale della Corte di giustizia, ha annullato il regolamento di esecuzione 2019/67 del 16 gennaio 2019, in base al quale erano stati reintrodotti i dazi sulle importazioni di riso Indica originario della Cambogia e del Myanmar/Birmania per un periodo di tre anni. Dazi che erano stati applicati – ricorda Coldiretti – sull’onda della mobilitazione degli agricoltori nelle piazze italiane e nelle sedi istituzionali che aveva portato Bruxelles a riconoscere il danno economico dovuto ai volumi di importazioni di riso asiatico. Il riso Indica prodotto in Cambogia e Myanmar – precisa Coldiretti – arriva infatti sul mercato dell’Ue in volumi e livelli di prezzo tali da determinare serie difficoltà agli operatori europei del settore.
Il provvedimento preso in sede comunitaria – è la conclusione di Coldiretti – rischia quindi di determinare una concorrenza sleale nei confronti dei produttori nazionali, che già devono affrontare un crollo dei raccolti del 30%. E da qui l’appello dell’associazione: “Per salvare le risaie italiane occorre che all’interno del nuovo regolamento sulle preferenze tariffarie generalizzate (Spg), attualmente in discussione a Bruxelles, sia inserito un meccanismo automatico che faccia scattare la clausola di salvaguardia non appena le importazioni oltrepassino il limite percentuale oltre il quale si generano effetti negativi sui produttori Made in Italy. Ma serve anche estendere al riso la revoca delle agevolazioni tariffarie per quei Paesi che non rispettano i diritti umani, del lavoro, sul buon governo e sull’ambiente”. Un riferimento che nel caso di Myanmar/Birmania punta diritto il dito contro le violazioni dei diritti umani e il “genocidio intenzionale” commessi contro la minoranza musulmana dei Rohingya.
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