“Il fenomeno economico turistico, con le sue importanti relazioni con il territorio e ricadute sociali e occupazionali, è da sempre una delle componenti fondamentali dell’economia del Veneto e rappresenta il vero e proprio fondamento su cui poggia il primato della nostra regione, autentico motore turistico d’Italia. Da tempo continuiamo a chiedere politiche dedicate a questo settore, legate al territorio anche in funzione delle grandi ricadute occupazionali e sociali che sviluppa. L’importante evento organizzato da un big player quale the European house Ambrosetti rappresenta per noi un importante riconoscimento del lavoro svolto sin qui e del ruolo assunto nel panorama turistico economico regionale e nazionale del nostro movimento”. Lo ha detto Alessandro Berton, presidente di Unionmare Veneto, alla prima edizione (terminata venerdì a Trieste) del Forum Risorsa Mare, realizzato da The European House – Ambrosetti in collaborazione con il ministero per la Protezione civile e le Politiche del mare, iniziativa che prevede un appuntamento di confronto annuale e itinerante: una città portuale del Paese diversa per ogni edizione.
“Questo Forum è un importantissimo momento di confronto – ha proseguito Berton -, dove i principali player istituzionali e del comparto economico hanno tracciato la via per quello che sarà lo sviluppo di una componente sempre più fondamentale del Pil regionale, nazionale ed europeo. Il turismo costiero è una componente fondamentale della risorsa mare: Unionmare Veneto rappresenta ormai un punto di riferimento a livello nazionale in virtù dei numeri che esprime e dell’approccio che da sempre caratterizza la sua azione. Infatti, in un momento storico così delicato in cui il nostro comparto continua a essere attanagliato da tanti problemi tra cui il perdurare della criticità delle concessioni balneari, Unionmare Veneto ha saputo per prima assumere un approccio visionario, sperimentando progettualità innovative che sono presto diventate benchmark di settore”. Berton fa riferimento soprattutto all’adozione veneta (al di là dei ripetuti rinvii nazionali sull’adozione della direttiva Bolkestein) della messa a gara delle nuove concessioni balneari, caso virtuoso ed unico in Italia.
Il Forum è nato in seguito all’approvazione del Piano nazionale del mare, lo strumento di programmazione di cui si sono dotati Governo e Parlamento per avviare una politica marittima unitaria e strategica, da aggiornarsi con cadenza triennale. Il Piano considera 16 direttrici che prevedono tutela e valorizzazione della “risorsa mare” dal punto di vista ambientale, logistico, economico; valorizzazione delle vie del mare e sviluppo del sistema portuale; promozione e coordinamento delle politiche volte al miglioramento della continuità territoriale da e per le isole; promozione del sistema-mare nazionale a livello internazionale e infine valorizzazione del demanio marittimo.
The European House – Ambrosetti (lo studio di consulenza che ogni anno raduna a Cernobbio i maggiori player economici mondiali) ha recepito le direttrici del Piano e, attraverso interviste con stakeholder, ingaggio dei partner della piattaforma, analisi proprietarie ed elaborazioni di studi strategici internazionali, ha identificato otto macro-aree di attività ed elaborato per ognuna una serie di proposte per liberare il potenziale del sistema-Paese. “Con questo Governo il mare, e non solo come risorsa, torna al centro dell’agenda politica” ha commentato Nello Musumeci, ministro per la Protezione Civile e le Politiche del mare.
Secondo i dati elaborati da The European House – Ambrosetti su dati 2023 della Commissione europea, nel 2019 il valore aggiunto prodotto dall’economia del mare nei 27 Paesi dell’Unione europea è stato pari a 184,9 miliardi di euro (1,5% del totale economia dell’Ue-27) e gli occupati sono pari a 4,5 milioni (2,3% del totale occupati dell’Ue-27). In questo contesto l’Italia gioca un ruolo di primo piano essendo il terzo Paese dell’Ue sia per valore aggiunto – con una quota di 24,5 miliardi – sia per occupati – con oltre 540 mila posti di lavoro. Un sistema economico che contribuisce con circa 65 miliardi al Pil del Paese, con un moltiplicatore di 2,7 (1 euro prodotto nell’economia del mare ne attiva altri 1,7 nel resto dell’economia).
Queste, in sintesi, le proposte di azione che sono state lanciate dal Forum.
Logistica e portualità. L’Italia è leader – nel Mediterraneo e in Ue – per il trasporto marittimo a corto raggio e detiene la maggior quota di mercato (38%) nei servizi delle Autostrade del Mare (cioè servizi marittimi di cabotaggio e internazionali a corto raggio, prevalentemente incentrate sul segmento cargo). Grazie a questi primati, l’Italia può affermarsi sempre più come piattaforma logistica di connessione per i flussi tra Europa, Asia e Africa. A tal fine, il sistema portuale italiano dovrà – per migliorare le connessioni intermodali – adottare nuove tecnologie digitali al fine di efficientare le funzioni dei porti per trasformarli in hub energetici che possano essere capofila della transizione sostenibile.
Industria marittima. Sebbene l’Italia sia ai vertici mondiali nella cantieristica navale ad alta complessità tecnologica (la cantieristica navale italiana conta oltre 1.300 imprese coinvolte direttamente nel settore) subisce un problema di mancanza di competenze e di perdita di competitività rispetto ai Paesi con una normativa fiscale e una regolamentazione più attrattiva come Cipro e Malta. Serve quindi formare e mettere a disposizione del settore marittimo e della cantieristica i profili specializzati necessari dando vita a un’Academy Formativa in grado di attrarre giovani talenti dall’Italia e dall’estero. A livello amministrativo è necessario snellire, semplificare e digitalizzare le procedure oltre che promuovere in Ue un allineamento normativo e fiscale tra i Paesi membri, contrastando l’attuale dumping fiscale di Paesi come Malta e Cipro.
Energia dal mare. Nel Mediterraneo scorre il 65% degli approvvigionamenti energetici europei: l’Italia ha l’opportunità di assumere un ruolo centrale di piattaforma energetica intercontinentale implementando le più avanzate tecnologie per produrre energia sostenibile come i parchi eolici offshore galleggianti. L’Italia, grazie alle caratteristiche morfologiche e alla conformazione dei fondali marini, ha un potenziale di 207,3 GW pari al 62% del potenziale di energia rinnovabile. È fondamentale un’azione di semplificazione normativa per ridurre i tempi di realizzazione degli impianti e superare il limite previsto dalla Bozza del decreto Aree Idonee che penalizza l’eolico offshore, oggi conteggiato solo per il 40% della potenza effettivamente installata.
Filiera ittica. L’Italia è al terzo posto in Ue-27 per il valore della produzione della filiera ittica (quasi 1,4 miliardi di euro nel 2019) e al primo posto per valore unitario della produzione. Per mantenere e rafforzare la propria rilevanza, l’Italia deve promuovere la sostenibilità della risorsa ittica nel bacino del Mediterraneo e affrontare il problema della mancanza di competenze. La priorità è quindi quella di dotare i lavoratori della filiera di titoli di studio appropriati e sostenere un processo di innovazione attraverso l’insegnamento e la diffusione di modelli e metodi di pesca sostenibile. Il ricambio generazionale sarà promosso anche con un’opportuna gestione e governo dei flussi migratori attraendo un adeguato numero di giovani dai Paesi limitrofi nel Mediterraneo.
Tutela ambientale. Il Mediterraneo è seriamente minacciato dal cambiamento climatico e l’Italia è ancora lontana dall’obiettivo di arrivare al 30% delle aree marine protette entro il 2030 settato dall’Ue. È indispensabile finalizzare il Piano nazionale di adattamento ai cambiamenti climatici (Pnacc) per la pianificazione e l’attuazione delle azioni di adattamento e favorire la collaborazione fra le eccellenze dell’ecosistema italiano di ricerca e innovazione attraverso la collaborazione pubblico-privato.
Dimensione subacquea. I fondali marini hanno una rilevanza strategica a livello energetico (per le principali pipeline), di tlc (per i cavi che veicolano il 97% del traffico internet globale), per le risorse minerarie che alimentano lo sviluppo industriale tecnico-scientifico e per la difesa e sicurezza nazionali. Nel dicembre 2022 l’Italia ha istituito il Polo nazionale della subacquea per aggregare i diversi settori industriali e della ricerca e far convergere gli sforzi di sviluppo tecnologico: un’iniziativa che non ha eguali in Ue, ma che ha una dotazione economica di soli 2 milioni di euro. Occorre potenziare il Polo con opportune risorse e competenze.
Turismo costiero. In assenza di sinergie con altri settori, il turismo costiero genera un impatto economico limitato ed è soggetto a una marcata stagionalità. Inoltre, il settore crocieristico rappresenta un’ulteriore leva di sviluppo con 9,3 milioni di crocieristi movimentati nel 2022: l’Italia è la prima destinazione croceristica in Europa, attraendo il 27% del totale passeggeri. Mancano però un presidio di alta formazione per le professionalità del turismo con un centro ricerca, una scuola di dottorato.
Cooperazione internazionale. Tra il 2021 e il 2035, si stimano +230 milioni di abitanti nel Mediterraneo Allargato, +56 milioni di abitanti nel solo Mediterraneo, -15 milioni di abitanti nell’Ue e -2,6 milioni di abitanti in Italia. L’inverno demografico comporta una perdita economica che raggiungerà un terzo del Pil italiano nel 2050. Inoltre, in uno scenario con circa 8 milioni di italiani in meno, la produttività dovrebbe almeno raddoppiare rispetto al dato attuale per evitare l’esplosione del rapporto debito pubblico/Pil e delle spese sanitarie. Tra le possibili leve per gestire lo squilibrio demografico, la corretta gestione dell’immigrazione rappresenta un’opportunità a patto che venga trasformata da emergenziale a strutturale.
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