PRESENTATO IL PIANO VON DER LEYEN SUI RISPARMI: COSA DICE (E COSA VUOL DIRE VERAMENTE)
Come smuovere 10 mila miliardi di euro in 2 anni: potrebbe essere il titolo “fantasioso” di un film sulla scia dello spettacolare “La grande scommessa” di Adam McKay, e in effetti una sorta di “scommessa” – o meglio, di azzardo – lo è il piano Europeo SIU, il Savings and Investmens Union presentato parallelamente al ReArm EU dalla Commissione Europea.
Ne abbiamo già parlato su questi schermi dei rischi e delle anticipazioni di cosa può voler dire la nuova Unione dei Risparmi e degli Investimenti, ma ora che è stata presentata a Bruxelles – e informata anche ai leader nel Consiglio UE in corso oggi e domani – si può provare ad addentrarci nelle modalità di come l’Europa pensa di sbloccare i conti correnti e i risparmi privati fermi per quella cifra mastodontica nelle banche di mezza Ue.
Da qui al 2026 l’impostazione voluta da Von der Leyen prevede 19 misure dettagliate per “smuovere” parte dei 10mila miliardi di risparmi, così da finanziare la ripresa dell’economia europea incentrata, inutile girarci attorno, sulla difesa e il riarmo sovranazionale: tra i 5 pilastri del ReArm Europe vi è proprio la SIU per provare, scrivono, a «incanalare ulteriori investimenti privati verso le priorità dell’Ue, tra cui il settore della difesa».
Si punta a smuovere il 70% della cifra totale, progetto ampiamente ottimistico specie perché si tenta di lanciare quei risparmi presenti nei depositi bancari verso investimenti potenzialmente sul mercato a rischio. Draghi nel suo rapporto sulla competitività ha identificato in 800 miliardi di euro all’anno (guarda caso, il costo ipotetico del ReArm EU) necessari per l’Europa per poter sopravvivere, ed è su questa Lina che si snoda anche l’Unione dei Risparmi e degli Investimenti.
Si cerca di rimuovere le barriere per i movimenti di capitali all’Unione Bancaria, ma anche una serie di iniziative per “cambiare” la cultura del risparmio dei cittadini Ue, tema molto delicato e che predispone rischi innumerevoli futuri da contestazioni fino al timore di un “prelievo forzoso” che possa calare dall’alto del potere europeo centrale. Entro il terzo trimestre del 2026 verrà infine presentato un pacchetto di proposte legislative che proveranno ad ampliare le condizioni del SIU attuale: anche qui, garanzie finanziare, mercato di negoziazione, despoti centrali di titoli e quant’altro.
LE PROPOSTE PER LE FAMIGLIE E IL TIMORE DEL “PRELIEVO FORZOSO”, PER DI PIÙ PER FINANZIARE LA DIFESA
A tutte queste specifiche anticipazioni della Commissione Europea sull’Unione di Risparmi e Investimenti, le misure prese finora in considerazione da Bruxelles puntano il mirino allo sblocco di quei 10mila miliardi complessivi di soldi “fermi” (potremmo dire in un altro modo, risparmiati) sui conti dei cittadini europei. Secondo Von der Leyen serve invece canalizzare tali risparmi verso investimenti produttivi, ove possibile finanziando le imprese che a loro volta potranno “slanciarsi” sul rilancio della difesa comune.
Secondo la Presidente UE, con la nuova Unione – assieme al piano di riarmo – le famiglie potranno vere maggiori possibilità e opportunità di «investire nei mercati dei capitali per aumentare la propria ricchezza»; di contro però, aggiunge Von der Leyen, le aziende potranno avere liquido capitale per poter aprire nuovi posti di lavoro e innovare ulteriormente. La risorsa dell’UE potrebbe generare fino a 350-400 miliardi l’anno con gli investimenti, a fronte però di uno sblocco di risorse e risparmi ben più ampi.
Secondo quanto spiega lo stesso paper presentato a Bruxelles, oltre all’accesso più facile ai capitali per le imprese, e alla garanzia di una vigilanza comune europea, si prevede anche la creazione di investimento con incentivi fiscali e conti di risparmio, senza dimenticare il surplus di fondi pensioni e investimenti delle istituzioni.
Per la commissaria Ue ai servizi finanziari, e nuova responsabile dell’Unione dei Risparmi – Maria Luís Albuquerque – i cittadini d’ora in poi potranno mettere a frutto la loro dote di risparmiatori formidabili “aiutando” la comunità dell’Eurozona, creando un «circolo virtuoso a vantaggio sia dei cittadini che delle aziende». È però proprio in questa visione bucolica (e forse utopica) che restano molte insidie, timori per prelievi dai conti e discorsi ai limiti del dispotico sul voler “cambiare la cultura” e le abitudini delle persone.
Come spiega il professor Giulio Sapelli nell’intervista esclusiva al “Sussidiario”, questa nuova Unione SIU non fa che ripetere quello che da 20 anni l’Europa tenta di fare, ovvero «smuovere il risparmio dei privati che non confluisce verso l’investimento industriale». Il problema, aggiunge il professore emerito di Economia all’UNIMI, è che la stessa Bruxelles ammette di voler far confluire la maggior parte di questi “risparmi” verso «investimenti produttivi nell’industria della difesa».