A quanto pare gli italiani non ci stanno a tenere i propri soldi a casa propria e così si registra una vera e propria fuga di capitali all’estero: ben 200 miliardi detenuti oltre confine da tutti i contribuenti nel 2021.

Si tratta di un trend sempre in crescita, dal momento che nel 2021 si registra un incremento di 9 miliardi rispetto all’anno precedente che registrava già un aumento di 27 miliardi rispetto al 2019.



Risparmi in fuga all’estero: il fisco non piace a chi ha rendite finanziarie

La fuga di capitali vedeva come capofila i possessori di attività finanziarie e dei beni immobili, opere e altro. Ma non mancano nemmeno i lavoratori dipendenti oppure i pensionati proprietari di fabbricati. Si tratta dunque di somme di denaro assolutamente regolari, e quindi non frutto di evasione fiscale. I dati hanno delineato come il sistema fiscale italiano sia poco appetibile principalmente per chi ha rendite finanziarie. L’ultima riforma fiscale ha unificato le rendite finanziarie applicando a tutti il capital gain, Inoltre la visione di un fisco maggiormente dialogante con il contribuente che ha voluto proprio Giancarlo Giorgetti, potrebbe in un qualche modo frenare questa fuga di capitali.



Gli italiani su questi patrimoni pagano anche le imposte correlate, Ivie e Ivafe. Di questo tesoretto detenuto oltre confine la parte più rilevante è legata alle attività finanziarie che ammonta 123 miliardi di euro.

Risparmi in fuga all’estero: metalli preziosi e conti deposito

Poi ci sono i conti correnti e conti deposito compresi i libretti di risparmio per 44 miliardi di euro. Si stima però che Il tesoretto detenuto all’estero sia molto più grande di quello individuato dal MEF. Nei dichiarativi analizzati infatti mancano i depositi e i conti correnti bancari costituiti all’estero il cui valore massimo non è stato superiore a 15.000 per cui non è dovuto l’obbligo di monitoraggio.



Inoltre gli italiani detengono all’estero anche alcuni immobili, quelli individuati dal Ministero dell’Economia e Finanze ammontano complessivamente a 31 miliardi di euro, a cui si aggiungono 4,4 miliardi di euro relativamente al possesso di metalli preziosi allo stato grezzo o monetato e forme di previdenza.