La risposta degli Usa alla pandemia di Coronavirus è “incomprensibilmente incoerente“, secondo uno storico che ha studiato l‘influenza Spagnola del 1918. Il Washington Post ha intervistato John M. Barry, autore di “La grande influenza: storia della pandemia più mortale della storia”, dedicato appunto alla pandemia che fece strage fra il 1918 e il 1920.
Barry spiega innanzitutto perché quella pandemia, pur con un numero di morti terrificante (si stimano come minimo 50 milioni), non sia molto studiata a scuola: “Gli storici in genere scrivono di quello che gli uomini fanno ad altri uomini. C’era poi di mezzo la guerra e a causa della propaganda voluta dal presidente Wilson i giornali scrivevano poco della pandemia di influenza”. La Spagnola forgiò la mentalità degli Anni Venti, molto fatalista e poco preoccupata del futuro, ma secondo Barry non ebbe grandi effetti sulla vita quotidiana delle persone, almeno negli Stati Uniti.
Nonostante questo, la Spagnola fu davvero terribile anche negli Usa. Certamente ben più letale del Coronavirus, uccise moltissimi giovani altrimenti sani e l’età di picco della mortalità fu di 28 anni: “Questo cambia il modo in cui guardi il mondo”. Barry poi passa ad analizzare ciò che la pandemia di influenza del 1918 può insegnarci sull’epidemia di Coronavirus.
CORONAVIRUS USA, LEZIONE DELLA SPAGNOLA “INUTILE” CON TRUMP
Già da metà gennaio, chiunque “avesse capito qualcosa sulla virologia e sulle pandemie”, poteva immaginare che cosa sarebbe successo, senza bisogno di un briefing dell’intlligence. Ecco dunque perché secondo Barry gli Usa potevano fare molto di più contro il Coronavirus: aveva dato come voto 3,5 al presidente Donald Trump, ma parlando con il Washington Post lo ha rivisto ulteriormente al ribasso.
Prima banalizzava il focolaio, poi “improvvisamente lo prese sul serio e disse che eravamo in guerra e da allora “è su e giù“. Nelle conferenze stampa quotidiane dà informazioni non accurate. Barry, in base alla sua esperienza nel gruppo di lavoro che doveva pianificare la risposta a una eventuale pandemia ai tempo di George W. Bush, dice che “ottenere la conformità da parte del pubblico è cruciale” per far sì che i consigli vengano seguiti. Questo è completamente mancato, anche perché il ruolo non è stato affidato a un portavoce politicamente neutrale, che non avrebbe attirato i pregiudizi degli avversari.
Da storico, se immagina un suo collega del futuro che fra 100 anni scrivesse una storia della pandemia di Coronavirus, per gli Usa dovrebbe parlare di “risposta incomprensibilmente incoerente“. La lezione più importante della pandemia del 1918 per chi ha incarichi pubblici è quella di dire la verità, ma secondo Barry quella lezione non è stata imparata.