Sono disperati ma hanno ancora voglia di dire la loro i ristoratori e i commercianti di tutta Italia chiusi per la gran parte dei casi (tranne per chi può garantire cibo di asporto) su divieto del Governo tramite gli ultimi Dpcm da marzo in poi: nell’ultimo Decreto che dava l’inizio alla fase 2 dal 4 maggio per bar e ristoranti vi era la concreta speranza che qualcosa potesse cambiare e invece l’ennesima “delusione” – aperti solo chi può garantire take away, mentre per le riaperture se ne parla a fine maggio-inizio giugno – ha dato il via ad una protesta pacifica nazionale con tanto di vari flashmob organizzati da Savona fino a Urbino, passando per Terni, Firenze, Roma con la sindaca Raggi e tante altre città ancora.



Si è iniziato ieri sera con l’appuntamento per tanti ristoratori di tutta Italia che alle ore 21 si sono dati appuntamento con tavole apparecchiate, serrande alzate e sale ovviamente completamente vuote: «si calcola potrebbero andare in fumo gran parte degli 86 miliardi di fatturato annuo e che siano a rischio i redditi di 830 mila dipendenti e 300 mila titolari», rilancia il focus del Corriere della Sera. Quest’oggi la seconda parte della protesta con la consegna simbolica delle chiavi dei propri esercizi commerciali ai sindaci delle rispettive città. Il messaggio è lo stesso: in questo modo e con questi pochi e ritardatari aiuti economici dello Stato, si rischia di chiudere tutto, altro che riaperture il 1 giugno.



SALVINI VS GOVERNO “COMMERCIANTI SONO DISPERATI”

«Noi vogliamo riaprire ma ci devono mettere nelle condizioni di poter sopravvivere e di poter lavorare – spiega Raffaele Madeo, portavoce del gruppo Ristoratori Toscana -. Da due mesi quasi siamo chiusi senza lavorare e i costi continuano a essere gli stessi. La situazione è diventata insostenibile»: il concetto è quasi dovunque lo stesso, non si vuole mettere in discussione l’iter scelto dal Comitato degli scienziati in appoggio al Governo. «La salute viene prima di tutto, però qualcuno ci metta nelle condizioni di poter sopravvivere», rilancia Naccari, altro portavoce dei ristoratori della Toscana intervistati dalla Nazione. La protesta arriva anche dal famoso chef Gianfranco Vissani, titolare dello storico ristorante a Baschi: anche lui ha consegnato le chiavi del suo locale al sindaco del comune umbro, Damiano Bernardini, nell’ambito della mobilitazione nazionale ‘Risorgiamo Italia’. «Questo virus a volte è meno pericoloso dell’indifferenza di chi non vuole comprendere le esigenze nazionali e locali di un intero settore in ginocchio».



«Sappiamo che il Governo non ha soldi, ma ci deve ascoltare», attacca Vissani all’Ansa, ribadendo «Ci siamo rotti di questa situazione, mascherine o non mascherine, per piacere, siamo più obiettivi. Dovremo riguardare un po’ i prezzi, fare una cucina meno sofisticata? Aspettiamo, vediamo, intanto diamo un segno positivo alla nostra Italia». Con un video rilanciato dalla città di Savona anche Matteo Salvini, leader della Lega lancia la protesta contro il Governo (in attesa del piano per la fase 2 che il Centrodestra presenterà il prossimo 1 maggio): «COMMERCIANTI DISPERATI CONSEGNANO LE CHIAVI DELLE PROPRIE ATTIVITÀ AL SINDACO. Non solo Savona, tra ieri e oggi commercianti, artigiani e partite Iva sono scesi in piazza in tutta Italia. Per molti la pazienza non coincide con mutui, affitti e bollette. Vanno ascoltati».