Dopo lunghi mesi di sofferenza, la ristorazione inizia a registrare i primi, tangibili segni di ripresa. Lo dicono le rilevazioni rilasciate da Fipe-Confcommercio, Federazione Italiana Pubblici Esercizi, che attestano nel secondo trimestre del 2022 un robusto aumento dell’indice grezzo del fatturato delle imprese del settore, in crescita del 67,9% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente e del 9,8% rispetto al 2° trimestre del 2019. “L’incremento – commenta Fipe – segnala un progressivo ritorno alla normalità soprattutto a seguito del cessato stato di emergenza legato alla pandemia”. Va però anche tenuto conto che il raffronto con lo scorso anno risente di un rimbalzo tecnico, dal momento che “nel 2021 – ricorda Fipe – erano ancora in vigore limitazioni parziali dell’attività delle imprese di ristorazione”.
Ma questa non è l’unica buona notizia proveniente dalla ristorazione. Il comparto ha finora dimostrato una buona tenuta anche nel contenere le spinte inflattive. E anche in questo caso la conferma viene dai numeri: a giugno 2022 – afferma Fipe – i prezzi dei servizi della ristorazione commerciale – ovvero di bar, ristoranti, pizzerie – hanno fatto registrare una variazione del +0,5% rispetto al mese precedente e del +4,6% rispetto allo stesso mese di un anno fa. La variazione tendenziale per l’intero comparto si attesta così a +4,4%, ben al di sotto quindi dell’inflazione generale che registra un incremento dell’8%. E questo lascia prevedere che il 2022 si chiuda con una inflazione acquisita del +3,9%.
Certo va ricordato che i dati appena riportati sono il frutto di una media, che vede il profilo inflazionistico del bar accelerare leggermente (+4,2%) rispetto a quanto rilevato a maggio, quello dei ristoranti attestarsi sul +4,5%, quello delle pizzerie al +5,1%. Decelerano invece i prezzi del delivery, che passano da 8,1% a 5,7%.
Su questa analisi, sostanzialmente positiva, pesa però un quadro economico molto difficile, che potrebbe rendere parecchio complicati gli ultimi mesi dell’anno e in prospettiva l’andamento del 2023. “Senza un intervento immediato della politica per calmierare le bollette di gas ed energia elettrica – si legge in una nota congiunta di Fipe e Fic, Federazione italiana Cuochi -, è da subito a rischio chiusura almeno il 10% delle imprese della ristorazione, in particolare quelle più giovani e meno patrimonializzate”.
“Tutti i settori produttivi del Paese sono in ginocchio a causa del caro energia che sta interessando l’intera Europa – sottolinea Aldo Cursano, vicepresidente di Fipe-Confcommercio -. Ma se le imprese a monte della filiera riescono a scaricare gli extra-costi sugli altri anelli della filiera, bar e ristoranti non possono farlo con facilità perché i consumatori non sono imprese. In tutta Italia si stanno moltiplicando le iniziative virtuose degli imprenditori, decisi a contenere consumi e costi, ma questo non basta. Occorre, come chiediamo da tempo, un intervento per potenziare il credito di imposta sui consumi di gas ed elettricità portandolo al 50% per coprire almeno in parte gli insostenibili aumenti di oggi. Altrimenti vedremo un Paese spaccato, con aziende che fanno extra profitti e altre che fanno extra debiti”.
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