Dopo la tempesta, l’arcobaleno. Sembra svoltare verso il dialogo la querelle nata tra Ubri, l’Unione dei Brand della Ristorazione Italiana, e il mondo delle piattaforme di food delivery sul controverso tema delle commissioni richieste agli esercenti da queste ultime.
Il confronto tra le due parti è iniziato quando, alla metà di gennaio, Vincenzo Ferrieri, fondatore e di Cioccolatitaliani e presidente di Ubri, rilascia un’intervista alla testata online Business Insider Italia nella quale muove precise e nette accuse contro i big della consegna a domicilio. “Fino a quando le consegne valevano il 20% dei nostri ricavi – aveva tuonato Ferrieri – potevamo permetterci di sostenere i costi imposti dalle piattaforme: era un investimento in comunicazione, ma anche un modo per stare vicino ai nostri clienti. Ora il contesto è radicalmente cambiato, il delivery rappresenta il 100% del nostro fatturato e i suoi costi continuano a crescere (…). Con la beffa che i nostri soldi finiscono nella casse di società multinazionali che non pagano le tasse in Italia, che applicano contratti a cottimo che nessuno di noi si è mai sognato di proporre a nostri dipendenti e per di più operano in un mercato non regolamentato”.
La risposta degli interessati non si è fatta attendere. “Deliveroo paga in Italia tutte le imposte dovute. I bilanci sono pubblici e verificabili – è stata la replica di Matteo Sarzana, General Manager di Deliveroo Italia, sempre dalle colonne di Business Insider -. Comprendiamo le difficoltà di alcuni ristoratori, ma questo non consente di dichiarare falsità come queste”.
Nel botta e risposta, la controreplica di Ferrieri invita allora a un confronto costruttivo. Un appello che negli ultimi giorni sembra avere trovato risposta. “Abbiamo aperto un tavolo di lavoro con le maggiori piattaforme di delivery – annuncia Ferrieri – e stipulato insieme una proposta emendativa, presentata al Governo, che prevede l’introduzione del credito di imposta per le spese legate ai servizi di asporto e consegna a domicilio a favore delle attività di ristorazione operanti nelle cosiddette zone rosse”. Ma non è tutto. Perché in agenda ci sono anche altre misure urgenti. “Serve una norma – aggiunge Ferrieri – che definisca il tetto delle fees almeno sino a fine pandemia”.
Primi passi, dunque, per raggiungere il giusto punto di equilibrio tra ristoratori e piattaforme di food delivery a regime, ovvero una volta superata la crisi sanitaria. Un bilanciamento che deve essere costruito su “regolamentazione di promo e sconti, così come avviene per i saldi nel retail – afferma Ferrieri – e su un algoritmo che premi i ristoratori più virtuosi. Il che equivale a dire: più performi, meno commissione paghi”, conclude Ferrieri.