Un bluff, anzi un inganno. Questo sono i ristori. A “smascherarlo” l’Ufficio studi della Cgia di Mestre, secondo cui non coprono neppure il 7% delle perdite. I mancati incassi nel 2020 ammontano a 423 miliardi, invece i risotti da marzo in poi hanno raggiunto solo 29 miliardi tra contributi a fondo perduto, eliminazione del saldo Irap e crediti di imposta affitti e santificazione. Quindi, il tasso di copertura delle perdite è di circa il 7%. Secondo quanto evidenziato da QN, il bilancio stilato da Fipe-Confcommercio per i pubblici esercizi e da Federalberghi per le attività del turismo non è differente. Il problema è che ci sono quasi 292mila attività in una situazione di crisi profonda, stando all’ultima indagine condotta dall’Istat su un campione di quasi un milione di imprese. Quindi, a rischio ci sono anche quasi 2 milioni di addetti che ci lavorando e che producono un valore aggiunto di quasi 63 miliardi.
A rischio fallimento in primis le attività della ristorazione e i pubblici esercizi. “Chiudiamo il 2020 con 40 miliardi di minor fatturato. Di fronte a un danno di questa portata, abbiamo ricevuto ristori per quasi 2,5 miliardi”, dichiara Aldo Cursano, vice presidente della Fipe.
IL BLUFF DEI RISTORI: COPERTO 7% PERDITE
Le categorie colpite duramente dalla crisi chiedono aiuti e prospettive, senza ricevere adeguatamente nessuna delle due cose. “Sono assolutamente inadeguati e quasi offensivi se considerati esaustivi e non un acconto rispetto al dovuto”, dice Aldo Cursano a QN in merito ai ristori del governo. A pochi giorni dal nuovo scostamento da 32 miliardi di euro e dal quinto decreto Ristori, le categorie colpite dal lockdown lanciano un allarme. È pur vero che ci sono in ballo circa 10 miliardi di euro per compensare le tasse sospese, oltre al rinvio delle cartelle esattoriali, ma serve una rottamazione quater e un saldo e stralcio per le imposte non versate negli anni precedenti, proposta appoggiata dal vice ministro dell’Economia Laura Castelli. C’è comunque una voragine che non può essere ignorata. I ristori erogati alle imprese hanno raggiunto un livello medio di copertura del calo di fatturato del 14,5% circa.
Una recente simulazione di Fipe-Confcommercio per Qn svela che, ad esempio, un bar in zona gialla con fatturato da 200mila euro subisce un calo annuo di oltre 48mila euro, ma il ristoro è di poco sopra gli 8mila euro. Se si trova in zona rossa, ha un calo di 65mila euro e un rimborso di circa 10mila euro. Se il fatturato è di 450mila euro, la perdita è di 108mila euro in zona gialla e 146mila in quella rossa, ma i ristori arrivano rispettivamente a 14mila e quasi 17mila euro.