Prosegue il negoziato per poter arrivare all’approvazione della Direttiva UE sulla riqualificazione energetica delle case (nota come EPBD, Energy performance of buildings directive). È iniziato lo scorso marzo dopo il via libera del Parlamento europeo, e si sono svolti il 6 giugno i primi incontri per trovare un accordo con tutti gli stati membri. L’accordo però rischia di non arrivare a breve. La data ultima è fissata per il 31 agosto e non sembra esserci ancora un incontro tra tutti i paesi europei. Intanto si fa sempre più nitido lo spettro di spese salate a carico dei proprietari di immobili, che dovranno adeguarsi a quanto imporrà l’UE per rendere gli edifici ecosostenibili.



Il tema è stato portato alla ribalta dal Frankfurter Allgemeine, in cui si cerca di sottolineare come questo diktat marchiato UE possa creare diseguaglianze e sovraccarichi per certi paesi. E così la Germania si inserisce tra coloro che vorrebbero un approccio più flessibile e meno ambizioso rispetto agli obiettivi dell’Unione Europea.



FAZ DEMOLISCE DIRETTIVA UE: “SPESE INSOSTENIBILI”

Le regole stabilite dalla Direttiva UE potrebbero pesare di più su alcuni Paesi. Si prevede ad esempio che la Germania dovrà sostenere costi molto più elevatirispetto ad altri Paesi, dove ci si può limitare a sostituire alcune finestre e isolare il e coibentare il sottotetto“. Così Kai Warnecke, presidente dell’associazione dei proprietari di casa ‘haus und grund’, mette in guardia contro “l’ammodernamento obbligatorio, soprattutto per milioni di case unifamiliari e bifamiliari”. E sulla stessa linea anche le agenzie immobiliari tedesche, critiche nei confronti dei piani UE.



I costi stimati per i proprietari saranno un vero e proprio salasso. Il costo di ammodernamento di una casa di 140 metri quadrati unifamiliare è stimato ad esempio tra i 100.000 e i 180.000 euro. Per questi motivi anche il sostegno alla direttiva da parte del principale partito della coalizione tedesca, l’Spd, si starebbe ora affievolendo. Secondo gli osservatori, il cancelliere socialdemocratico Olaf Scholz non appoggerebbe più l’obbligatorietà degli obiettivi di ristrutturazione dell’Ue per il timore che questi impongano ulteriori oneri finanziari ai cittadini tedeschi, già colpiti da una serie di crisi negli ultimi anni.