Il centrodestra, come era nelle previsioni, ha vinto largamente le elezioni regionali calabresi. Il nuovo presidente, Roberto Occhiuto, finora capogruppo di Forza Italia alla Camera, da esponente nazionale di primo piano del partito, ha condotto una campagna elettorale tenendosi il più possibile al di sopra delle spettacolarizzazioni, dei pettegolezzi e delle beghe contrapposte. Da “vecchio” moderato, per lunga militanza politica e non certo per età, è stato capace di preservarsi fuori dalla politica urlata dando un esempio di serietà e di capacità di prospettiva.



Il centrodestra ha ottenuto il 55% dei voti, ovvero esattamente il doppio della coalizione di centrosinistra che si ferma al 27,5%.

Hanno perso gli esponenti della cosiddetta nuova politica. Il centrosinistra, vittima di sé stesso, con la candidatura di un’esponente della società civile, la ricercatrice Amalia Bruni, non è riuscito a lenire le proprie ferite che si trascinano dal giorno successivo all’elezione di Mario Oliverio nel 2014, con cinque anni di gestione caratterizzati dalle divisioni interne più che dalle inchieste giudiziarie, con alcuni assessori regionali che, a volte, erano la maschera buona e spendibile degli impresentabili. Bruni ha conseguito poco meno della metà dei voti di Occhiuto.



La candidatura in queste elezioni dello stesso ex presidente Oliverio era l’ennesimo tentativo di un colpo di coda di chi non voleva rassegnarsi ad un Pd smembrato, commissariato da non calabresi, allo sbando.

Ma è stata sconfitta pesantemente anche la politica dei personalismi.

Luigi de Magistris le ha provate tutte, sbagliando clamorosamente dal punto di vista strategico. Non poteva allearsi con il Pd, con cui incrociò le armi da magistrato, conducendo con le sue inchieste una battaglia politica. Ha cercato, allo stesso tempo, di unire la sinistra più irredentista, il sacrificato Mimmo Lucano, il populismo ex grillino, l’intelligencija accademica e la demagogia qualunquista, cercando in alcuni momenti di dichiararsi non di sinistra, ma aperto a tutto e votabile da tutti. Le contraddizioni, almeno in certa sinistra, scoppiano presto.



Nettamente sconfitto, pressoché scomparso dai radar, anche l’esponente dell’altra intelligencija, quella più borghese, quel Carlo Tansi, candidato alla presidenza nelle elezioni del 2020, che prima si era schierato con l’ex magistrato e sindaco di Napoli, entrato con lui in disaccordo e quindi confermando la classica regola che due primedonne non possono stare insieme e poi finito nelle braccia di Amalia Bruni, con la sua lista che non raggiunge la soglia di sbarramento del 4%.

Roberto Occhiuto ha dominato anche all’interno della propria coalizione. Le due liste di Forza Italia, quella ufficiale e “Forza Azzurri”, complessivamente superano il 25% dei voti; Fratelli d’Italia si fermerà probabilmente nei risultati definitivi al di sotto del 10%, la Lega, nonostante un anno di presidenza di fatto del suo Nino Spirlì, si ferma sotto l’8%, ovvero poco più della metà del 15% di un anno e mezzo fa. I personalismi, gli estremismi e i populismi evidentemente in Calabria non funzionano.

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