Adriano Galliani eletto a Monza per Forza Italia nel seggio al Senato che era stato di Silvio Berlusconi e il leghista Maurizio Fugatti riconfermato come governatore del Trentino. Il successo sembra arridere al centrodestra nell’appuntamento elettorale di domenica e ieri. Ma non è del tutto così, ci vuole un po’ di cautela per maneggiare un successo soddisfacente ma non così netto. Due i campanelli d’allarme. 



Il primo. Galliani ha avuto dalla sua parte due coincidenze difficilmente ripetibili: la totale insipienza del centrosinistra nella scelta del candidato da contrapporgli e il crollo della partecipazione al voto che per una volta ha penalizzato più il campo progressista che quello moderato. A Monza ha votato il 19,25%: non c’è molto da brindare per una vittoria di minoranza. L’ex radicale Marco Cappato, il tesoriere dell’associazione Luca Coscioni che si batte per legalizzare l’eutanasia e il suicidio assistito, ha tenuto lontani dalle urne proprio quelli che avrebbero dovuto votarlo. 



Bastava che il Pd di Elly Schlein candidasse un cattolico di sinistra e avrebbe avuto la vittoria in tasca, come dimostra la vicenda di Paolo Pilotto, sindaco democratico del capoluogo brianzolo, un ex democristiano transitato per Ppi e Margherita che nel giugno dello scorso anno è arrivato al ballottaggio con il 40% dei voti (l’avversario, il sindaco uscente di centrodestra Dario Allevi, aveva il 48,8) e al secondo turno è stato eletto con il 51,3%. Ai monzesi piacciono i candidati di sinistra ma moderati e la scelta di Cappato è stata un errore clamoroso che ha spianato la strada a Galliani.



Il secondo campanello d’allarme per il centrodestra è suonato al Sud, a Foggia, Comune commissariato da due anni. Il nuovo sindaco dovrebbe essere Maria Aida Episcopo, grillina a capo di una coalizione Pd-M5s-Verdi sinistra-Azione-Italia viva. A scrutinio ancora in corso viaggia stabilmente sul 52%.

Discorso diametralmente opposto per quel che riguarda il Trentino. La Lega ha replicato l’operazione che Fontana, Fedriga e Zaia hanno collaudato con successo in Lombardia, Veneto e Friuli: il candidato è leghista ma si presenta guidando una lista civica a proprio nome e vince con il 51,8%, aumentando rispetto al 2018 (46,73%). Il centrodestra ha tenuto e ha incrementato i voti complessivi rispetto alle ultime politiche del 2022, proprio grazie alla lista Fugatti.  La somma tra il partito di Matteo Salvini e la lista del leghista Fugatti si attesta al 23,8%. Il Pd ottiene il 16,6%, stabile rispetto alle politiche (17,1%), confermandosi primo partito del Trentino: attenzione perché qui il Pd non è quello della Schlein, ma è radicato sul territorio, a partire dal capoluogo: dal 1995, anno della prima elezione diretta, Trento ha avuto come primi cittadini soltanto esponenti del centrosinistra appoggiati dagli autonomisti del Patt. A ridosso del Pd c’è la Lega che prende il 13,09% (alle politiche aveva ottenuto l’8,5%). Sul fronte Fratelli d’Italia stavolta il voto d’opinione non premia il partito della Meloni (12,35%), in calo rispetto alle politiche (18,82%). Sparisce invece Forza Italia, ormai a tutti gli effetti trasformata in partito del Sud, non pervenuti nemmeno i centristi di Calenda e Renzi. Il centro non esiste più, solo partiti polarizzati e un ventaglio di liste autonomiste. 

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