Il prossimo 19 dicembre sarà il ballottaggio a determinare vincitori e vinti nelle Elezioni Presidenziali in Cile: i risultati del primo turno hanno infatti registrato il vantaggio del candidato della destra radicale José Antonio Kast (Fcs-Partito Repubblicano) al 28,01% delle preferenze. Contro di lui al ballottaggio ci sarà il leader della sinistra cilena, Gabriel Boric (Ad) con il 25,64%: fuori dalla sfida tutti gli altri candidati, a cominciare da Franco Parisi del Centrodestra populista di Pdg (12,97%).



I risultati del primo turno vedono poi Sebastian Sichel (ChPm) del Centrodestra chiudere al 12,61%, davanti a Yasna Provoste (Nps-Centro) all’11,72%, a Marco Enriquez Ominami (PRO-sinistra) al 7,59% e Eduardo Artes (Upa-Estrema sinistra) all’1,46%. Come era stato previsto alla vigilia del voto delle Presidenziali, le Elezioni in Cile hanno visto la polarizzazione massima che ha portato al ballottaggio i candidati delle estreme forze politiche del Paese segnando invece la sconfitta cocente per le forze che hanno governato il Cile negli ultimi decenni.



ELEZIONI CILE, QUALI SCENARI PER IL 19 DICEMBRE

Dei due candidati al ballottaggio in Cile, sebbene Kast sia in vantaggio dopo il primo turno, è Boric ad avere al momento maggiori possibilità – sulla carta – di trovare una maggioranza più ampia che lo possa sostenere. Il leader del Partito Repubblicano è infatti considerato “vicino” alle idee dell’ex dittatore cileno Augusto Pinochet e da diversi analisti di area “liberal” in Sud America viene descritto come il “Bolsonaro” del Cile. Di contro, Boric è leader studentesco dell’estrema sinistra già eletto per due mandati alla Camera alta: dopo una vigilia di fortissime tensioni e grandi proteste in tutto il Paese, per fortuna non si sono segnalati grossi problemi di sicurezza e le repressioni con violenza delle forze dell’ordine non si sono viste lungo la durata del voto. Lo scenario che si apre davanti resta comunque incerto, data la crisi economica e sociale che attanaglia ormai da tempo il Cile e che inevitabilmente ha favorito le proposte e gli slogan degli “estremi” piuttosto che i programmi dei partiti degli ultimi governi.

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