La notizia principale del voto in Friuli-Venezia Giulia, cioè che Massimiliano Fedriga con il 64,2% dei voti è stato riconfermato a furor di popolo governatore regionale, passa in secondo piano di fronte ad altri due dati che emergono dalle urne aperte ieri e domenica. La prima è che il cosiddetto terzo polo è ormai un ex partito.



Carlo Calenda e Matteo Renzi avevano candidato un ex parlamentare di lungo corso, Alessandro Maran (deputato dal 2001 al 2013 e senatore dal 2013 al ’18), certi di fare il botto. Invece hanno fatto flop: Maran, passato dal Pd alla montiana Scelta civica e infine approdato in area renziana, si è fermato al 2,7% (dall’8,7% delle politiche). Significa che il terzo polo non ha nemmeno raggiunto la soglia di sbarramento e resterà anche fuori dal nuovo Consiglio regionale. Un altro brusco stop dopo quello delle regionali di Lazio e Lombardia.



La delusione è doppia perché meglio di lui ha fatto perfino Giorgia Tripoli, candidata di un fronte civico che va dai no vax di Gianluigi Paragone ai cattolici tradizionalisti di Mario Adinolfi. La Tripoli ha preso il 4,7% dei voti e nell’assemblea regionale si farà sentire. Incolore la performance del Pd di Elly Schlein, alla sua prima prova elettorale: Massimo Moretuzzo, candidato del centrosinistra, non è andato oltre un modesto 28,4% nonostante l’accordo tra il Pd, gli autonomisti, i 5 Stelle e l’Alleanza Verdi e sinistra. In pratica, il famoso campo largo. Che invece si è ristretto. Nessun effetto-Schelin, quindi, come invece aveva auspicato Repubblica.



L’altro dato è interno al centrodestra. Fedriga si è imposto a valanga: si era presentato con una lista a suo nome accanto a Lega, Fratelli d’Italia, Forza Italia e la piccola formazione di Autonomia responsabile. Voleva replicare il modello veneto di Luca Zaia, che con la sua lista personale aveva surclassato il partito ufficiale ridimensionando così la figura di Matteo Salvini. Invece è successo che la Lega ha toccato il 19% (dal 10,9% delle politiche) ed è il primo partito uscito dalle urne regionali, seguito da FdI che rispetto alle politiche 2022 scende dal 31,3% al 18,1%. La lista Fedriga presidente è al terzo posto con ben il 17,8% dei voti.

La spallata a Salvini non è andata dunque a buon fine: il governatore friulano era considerato uno dei principali candidati alla successione del segretario in caso di débâcle del Carroccio. Premiata la nuova strategia del segretario-ministro che fa riguadagnare terreno alla Lega. Salvini ha abbandonato la linea della campagna elettorale perenne, optando per il basso profilo: ora parla quasi soltanto di ponti, strade e infrastrutture e ha lasciato sostanzialmente perdere il resto. Svolta riconosciuta dall’elettorato del Nordest, che in questa fase di turbolenza in economia ha scelto di premiare la concretezza. Nessun segnale di ripresa, invece, da parte di Forza Italia che conferma il 6% ottenuto alle scorse politiche.

A prescindere dai risultati delle Liste di partito, il dato più consistente è l’ennesima affermazione della coalizione di Governo che, unita, si conferma alla guida di un’altra Regione dopo i successi recenti in Lazio e Lombardia. In attesa che la sinistra batta un colpo…

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