Brutta sconfitta per il Governo filo-islamista in Marocco: alle Elezioni Legislative 2021 il partito islamista della Giustizia e dello Sviluppo viene pesantemente sconfitto dai liberali, perdendo ben 113 seggi sui 125 totali che aveva prima del voto. Come primo effetto, il premier El Othmani si è dimesso da segretario del partito islamista Pjd: «i risultati delle elezioni di ieri non riflettono la realtà della carta politica del nostro Paese, né la posizione del partito sulla scena politica, i suoi risultati nella gestione degli affari locali e governativi e la vasta risposta dei cittadini al partito durante la campagna elettorale», annuncia il Presidente ammettendo però la pesante debacle ricevuta alle urne.



Il Viminale di Rabat ha comunicato l’affluenza che ha raggiunto il 50,35% (8.789.676 votanti) contro il 42% del 2016 (+2.152.252 votanti): trionfa il partito degli Indipendenti (Rassemblement National des Indépendants), di orientamento liberale, con ben 97 seggi conquistati. Sui 395 seggi totali della Camera bassa del Paese, 97 appunto vanno ai liberali: Partito dell’Autenticità e della Modernità (PAM) 82 seggi, Partito di Istiqlal (PI) 78 seggi, Unione Socialista delle Forze Popolari (USFP) 35 seggi, Movimento Popolare (MP) 26 seggi, Partito del Progresso e del Socialismo (PPS) 20 seggi, Unione Costituzionale (UC) 18 seggi, Partito Giustizia e Sviluppo (PJD) 12 seggi.



RISULTATI E SCENARI IN MAROCCO

Va sempre ricordato che il Marocco è e resta una monarchia costituzionale, dove però gran parte dei poteri è in mano a Re Mohammed VI (in carica dal 1999), con il Parlamento che non ha la facoltà di respingere le decisioni del re. Resta però un’indicazione importante quello che esce dalle Elezioni Legislative, come un ko deflagrante dei partiti islamisti e della stessa, tentata, Primavera araba dello scorso decennio. «Oggi infatti si apre una nuova era, dove i protagonisti della scena politica sono i partiti politici vicinissimi al re», spiega ad Hufffington Post, Francesca Caruso, ricercatrice nell’ambito del Programma IAI Mediterraneo, Medio Oriente e Africa e policy officer del Mediterranean Women Mediators Network. Ancora più nel dettaglio, la ricercatrice osserva come i vecchi partiti vicini al re Mohammed VI – come il Raggruppamento nazionale degli indipendenti (Rni) e il Partito Autenticità e Modernità (Pam) – «risalgono la china con, rispettivamente, 97 e 82 seggi in Parlamento. Molto probabilmente faranno parte di una coalizione di governo. Ciò significa che quella fase storica scaturita dal Movimento del 20 febbraio (la versione marocchina della “primavera araba”) nel 2011 e di cui il Pjd è stato il primo beneficiario, è finita». Di diverso avviso invece Souad Sbai, Responsabile del Dipartimento Integrazione della Lega in Italia, ma cittadina marocchina di origine: «Abbiamo seguito con ansia e trepidazione il conteggio dei voti, e con l’annuncio dei risultati finali possiamo dire che è cominciata una nuova era, dove non c’è più spazio per tendenze radicali e oscurantiste di nessun genere», spiega Sbai che è anche Presidente dell’Associazione delle Donne Marocchine in Italia (in prima fila per la liberazione di Ikram Nazih, la ragazza arrestata nei mesi scorsi con l’accusa assurda di blasfemia, uscita per fortuna da poco). La sconfitta degli islamisti ora avrà conseguenze importanti per l’intero Nord-Africa: conclude l’ex Forza Italia, «presto ci sarà il tracollo definitivo di Ennahda in Tunisia, così in Libia le forze riconducibili alla Fratellanza Musulmana assaggeranno il sapore della sconfitta alle elezioni di dicembre […] “Ciò dovrebbe far riflettere l’Occidente, dove c’è ancora chi pensa di poter mantenere relazioni strategiche con paesi come Turchia e Qatar, i principali sponsor dell’islamismo radicale, mentre partiti e movimenti di sinistra continuano a flirtare con gli islamisti di ‘casa nostra’, aprendogli le porte della politica e delle istituzioni, come accade in Italia».

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