ELEZIONI PARLAMENTARI IN ROMANIA, I RISULTATI DEFINITIVI E IL REBUS MAGGIORANZA
Sono giorni di assoluta tensione in Romania dopo i risultati delle Presidenziali in “bilico”, l’attesa per il ballottaggio determinata dalla decisione della Corte Costituzionale sul primo turno e nel weekend anche le Elezioni Parlamentari che per legge vengono inserite tra i due turni di votazione per il nuovo Presidente della Repubblica. Sono i Socialdemocratici (PSD) del Premier Marcel Ciolacu a vincere la sfida alla Camera e Senato, senza però avere la maggioranza (ma non è una novità per il sistema proporzionale rumeno) e con forti dubbi e rebus sulla coalizione da costruire per formare il nuovo Governo.
I risultati complessivi delle Elezioni Legislative Parlamentari Romania 2024 vedono un 22,4% per il PSD ma appunto i veri vincitori di questa tornata atta a formare i seggi eletti del prossimo Parlamento (in Romania vi sono la Camera e il Senato, con poteri distinti) sono le forze di destra, in quanto l’unione dei tre partiti di area sovranista-conservatrice superano quota 32% e progettano la possibilità di una maggioranza su largo spettro. Su tutti, è l’AUR (Alleanza per l’Unità dei Rumeni) de leader George Simion ad ottenere con il 18,2% il secondo posto alle urne: assieme al partito affiliato ad ECR come Fratelli d’Italia, si potrebbero coalizzare l’SOS Romania della filorussa Diana Sosoaca (7,7%) e la formazione giovanile POT al 6,3%. Chiudono i risultati delle Parlamentari rumene al terzo posto il PNL (Liberali), alleati del Governo uscente di Ciolacu, al 14,3% mentre l’USR di Elena Lasconi (centrodestra filo-Ue) dopo aver ottenuto il ballottaggio una settimana fa, registra un 12,2% ancora convincente.
ATTESA SENTENZA SU RISULTATI PRESIDENZIALI: DOPO LA GEORGIA È RISCHIO CAOS ANCHE IN ROMANIA
Mentre intanto da giorni la vicina Georgia si trova dilaniata dalla crisi politica fra le fazioni filo-Ue e anti-NATO, il futuro prossimo della Romania – Paese saldamente europeista di tradizione recente – potrebbe anche seguire le pericolose tracce. È infatti molto contestata la sentenza che dovrebbe arrivare in giornata dalla Corte Costituzionale di Bucarest in merito all’annullare o meno i risultati delle Elezioni Presidenziali della scorsa settimana: dopo i ricorsi presentati da un mini-partito che ha presto l’1%, la Corte potrebbe annullare il tutto imponendo nuove Elezioni e scatenando una protesta ingente di parte della comunità rumena che giudicherebbe lo stop un oltraggio alla libertà di voto.
Intanto però i risultati incerti delle Elezioni Parlamentari Romania 2024 rendono ancora più delicato il passaggio giuridico istituzionale in arrivo nelle prossime ore: i Socialdemocratici con la maggioranza relativa potrebbero cercare di costruire un Governo di unità nazionale ma il peso dei partiti di destra potrebbe portare ad esiti opposti. In tutto questo, la legge in Romania impone che sia il Presidente della Repubblica a nominare il Premier del nuovo Governo e dunque l’attesa per i Socialdemocratici è tutta su chi saranno gli effettivi candidati al ballottaggio, se la destra dell’indipendente Georgescu contro il Centrodestra della filo-europeista Lancioni, o se un ribaltamento in extremis in caso di ripetizione del voto (con conseguenti possibili disordini sociali). Nel frattempo, il leader ex AUR ha visto riversare i propri voti sul partito che lo ospitava fino a poco tempo fa e questo ha elevato le speranze della destra rumena per poter candidarsi seriamente a guidare il Paese: di mezzo resta l’impasse sui numeri e sui ricorsi, in uno scenario che appunto riporta la mente per certi versi alla situazione attuale della Georgia.