Il risultato del centrodestra italiano nelle elezioni europee 2024 va letto secondo due angolature. Sul fronte interno, le urne hanno premiato l’attuale maggioranza di governo che non subisce scossoni. Fratelli d’Italia si conferma di gran lunga il primo partito con un risultato che dovrebbe attestarsi attorno al 28,5%, il che però significa che l’obiettivo di arrivare al 30% non verrà raggiunto. Bisognerà poi attendere i risultati definitivi per valutare il successo della candidatura in prima persona di Giorgia Meloni. Quanto al derby tra Lega e Forza Italia, le proiezioni assegnano agli azzurri un vantaggio decimale, con i due partiti attestati (mentre scriviamo) nel fazzoletto qualche migliaia di voti di scarto. Significherebbe che il partito fondato da Berlusconi naviga bene anche senza di lui nel primo importante appuntamento elettorale dopo la scomparsa del Cavaliere. Va tenuto comunque presente che in queste elezioni europee FI ha avuto un “aiutino”, cioè i voti di Noi Moderati che hanno messo il logo e i propri candidati nelle liste azzurre.
Nella Lega è consistente l’effetto Vannacci, con il generale incursore che risulta ovunque il candidato leghista più votato ed ampiamente davanti a Tajani in tutte le circoscrizioni tranne al Sud. Il partito di Salvini sconta l’ostilità totale di tutti i media mainstream e da ultimo anche lo sgambetto di Bossi, che sabato ha dichiarato di votare FI. Al di là delle Alpi intanto gli alleati della Lega, il Rassemblement National di Le Pen e Bardella in Francia e gli ultra-nazionalisti del Fpö in Austria, sono i primi partiti in assoluto. Nella maggioranza che sostiene il governo Meloni, ciò potrebbe portare a una fase di turbolenze se Tajani – più difficilmente la Meloni – vorrà accentuare le differenze con Salvini per aumentare il grado di compromesso con i socialisti a Bruxelles (venerdì Tajani ha già dichiarato di volerlo fare).
Il centrodestra viene anche premiato dal largo successo di Alberto Cirio, secondo i sondaggi riconfermato governatore del Piemonte.
Diverso è il discorso se guardiamo al ruolo della Meloni nel contesto europeo. La “maggioranza Ursula”, cioè l’asse tra popolari (incluso Tajani) e socialisti rafforzato da liberali e altre formazioni minori tra cui il M5s, dovrebbe mantenere la maggioranza anche se assottigliata rispetto alla legislatura uscente. Socialisti, liberali e M5s hanno infatti segnato pesanti arretramenti non compensati dai seggi guadagnati dal Ppe. D’altra parte, i conservatori europei (guidati dalla Meloni), i lepenisti, l’estrema destra tedesca e via dicendo non avranno nemmeno lontanamente i numeri per rovesciare l’attuale assetto nonostante l’avanzata nei rispettivi Paesi. Il ribaltone a Strasburgo non ci sarà.
Tuttavia la riedizione della “maggioranza Ursula” escluderebbe i primi partiti di Paesi importanti come Francia e Italia: né il Rn né FdI avrebbero commissari europei. Davvero Ursula von der Leyen (o chi per lei) vorrà escludere dal massimo organo decisionale comunitario quote di elettorato così consistenti?La stessa von der Leyen ha detto di voler rappresentare il muro in grado di tagliar fuori l’estrema destra e l’estrema sinistra. E lo ha dichiarato ancor prima che fossero resi noti gli exit polls del voto italiano. Non è un buon segno. Probabilmente l’ambizione della Meloni è di sostituire alla bisogna i socialisti (“io mai alleata del Pse”, ha detto la premier), spostando l’asse delle politiche comunitarie nella nuova legislatura. Deve però sapere che la grande coalizione, per ora, non ha bisogno di lei. Sarà interessante capire, con il nuovo Europarlamento insediato, se nella leader di FdI e Ecr prevarrà ancora questo isolamento o se la svolta “governista” già attuata in Italia verrà applicata anche nell’Ue.
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