ELEZIONI MIDTERM, DEMOCRATICI VINCONO IL SENATO: IL VOTO DECISIVO IN NEVADA
A sorpresa non sarà la Georgia a determinare la vittoria del Senato alle ultime Elezioni Midterm Usa 2022: i risultati ancora in via di definizione (in alcuni Stati lo scrutinio è giunto solo al 60%!) danno però da questa mattina un dato certo secondo le proiezioni di CNN e NBC. I Democratici mantengono il controllo del Senato (la Camera alta del Congresso, ndr) grazie alla vittoria in Nevada della senatrice rieletta Catherine Cortez Masto: quando ancora mancano circa il 3% di schede da scrutinare, la proiezione dice che la Dem manterrà il seggio del Senato nel Nevada sconfiggendo – dopo essere stata dietro nelle rilevazioni per tutte le ultime settimane – il candidato repubblicano Adam Laxalt, sostenuto da Donald Trump.
In questo modo, i Dem conquistano 50 seggi totali al Senato: la maggioranza è fissata a 51 e dunque, grazie al voto della vicepresidente Kamala Harris, Biden potrà contare quantomeno su una delle due Camere in vista degli ultimi due anni di mandato presidenziale. Di fatto, i Dem guadagnano un seggio rispetto agli ultimi due anni e possono guardare al ballottaggio della Georgia il 6 dicembre con relativa tranquillità visto che non sarà più quello il momento decisivo per vincere le Elezioni Midterm Usa al Senato. A questo punto, la sfida tra il democratico Raphael Warnock e il repubblicano Herschel Walker in Georgia servirà a capire se la maggioranza al Senato potrebbe divenire di 52 a 49 o se invece il vantaggio rimarrà residuale e deciso solo dal voto della vicepresidente Usa.
DOPO MIDTERM USA: CAOS NEI REPUBBLICANI, TUTTI VS TRUMP
Le conseguenze della vittoria in Nevada dei Democratici rendono questi risultati delle Elezioni di Midterm Usa decisamente “imprevedibili”: intanto la partita resta apertissima anche alla Camera dove, quando mancano ancora 21 seggi da assegnare, ai Repubblicani servono 7 per avere la maggioranza e ribaltare il risultato dei primi due anni di Presidenza Biden. Situazione tutt’altro che complicata, almeno alla Camera, per il GOP anche se lo scontro interno dopo aver perso un Senato che sembrava decisamente alla portata rischia ora di compromettere la ricandidatura di Donald Trump per le Presidenziali 2024. «È morto. È tempo di seppellirlo e costruire qualcosa di nuovo», spiega il senatore Rep Josh Hawley dopo l’esito del voto in Nevada. Si riferisce al suo GOP ma in qualche modo sottolinea la necessità per il partito conservatore di “liberarsi” della scomoda figura di Trump per poter pensare di vincere le prossime Elezioni Usa.
«Idioti e probabilmente corrotti funzionari hanno perso il controllo delle elezioni in Arizona. Una nuova elezione deve essere convocata immediatamente», ha spiegato Trump sul suo social “Truth” riferendosi alla sconfitta in Arizona (Mark Kelly ha vinto con +5% su il repubblicano Blake Master). Sul Nevada la situazione potrebbe essere simile, con l’ex Presidente Usa che non accetta la sconfitta e accusa tanto “agenti esterni” quanto divisioni interne al GOP per non aver sfondato al Midterm. Con anche i network solitamente vicini al MAGA trumpiano che si sono schierati contro il possibile candidato alle Presidenziali, il futuro per il GOP si fa più imprevedibile che mai: Ron De Santis dalla Florida rischia a questo punto di divenire il candidato “principe” dei Repubblicani anti-trumpiani, insistendo sul fatto che gli elettori americani hanno bocciato praticamente in tutti i seggi possibili i candidati più smaccatamente filo-Trump. Di contro, la vittoria al Senato è un segnale buono per Biden all’interno del suo partito, sebbene il tema della ricandidatura alle Elezioni 2024 non sia tutt’altro che definito: la sinistra liberal spinge per un rinnovamento ma deve ora registrare l’importante affermazione Dem nella Camera alta, tutt’altro che attesa alla vigilia del Midterm. «Sono incredibilmente contento dell’affluenza alle urne per il controllo del Senato. E quindi, mi sento bene e non vedo l’ora che arrivino i prossimi due anni», ha fatto sapere il Presidente Biden pronto nei prossimi giorni ad incontrare al G20 il presidente cinese Xi Jinping.