Se in Calabria non c’era partita, come si prevedeva, e il centrodestra ha vinto tranquillamente in queste elezioni regionali 2020, ben diversa è stata la nottata dello scrutinio in Emilia-Romagna, con un altalenarsi di exit polls, proiezioni e infine dati reali che delineavano subito una vittoria di Stefano Bonaccini come presidente della Regione e quindi una riconferma, perché il trend a suo favore è apparso scontato sin dall’inizio.
Ma c’è stato un testa a testa, con una continua oscillazione, tra la coalizione complessiva di centrosinistra e di centrodestra. Alla fine, stando alle ultime proiezioni di Swg e anche ai dati reali di oltre la metà delle sezioni scrutinate, il centrosinistra si è imposto anche nel voto di coalizione. Sarebbe stato problematico per la Regione Emilia–Romagna e per lo stesso Bonaccini se, nel cosiddetto voto disgiunto, il centrodestra avesse prevalso, pur non avendo diritto di governare.
Il rischio c’è stato, ma lo scarto tra una coalizione e l’altra, alla fine, è rimasto fermo su quasi tre punti a favore del centrosinistra. Quindi si può dire che il Partito democratico ha riconfermato la sua forza nella Regione che governa da anni e ha forse puntellato il governo nazionale, facendolo “respirare” e probabilmente mettendo in discussione i rapporti di forza che esistono nella maggioranza che governa a livello nazionale.
In effetti, la sostanziale tenuta del Pd, il suo rafforzamento politico e la vittoria contro la Lega, ha acquistato maggior valore con l’altro evento che ha caratterizzato questa tornata elettorale: il crollo verticale del Movimento 5 Stelle, ridotto ormai al 5 per cento.
Si studieranno nei prossimi giorni i flussi elettorali, ma con tutta probabilità c’è stato un grande travaso di voti dal movimento di Grillo al Pd e in più, una portata abbastanza decisiva devono averla avuta le cosiddette “sardine” nel contrastare la Lega di Salvini e schierarsi di fatto con Bonaccini.
Ora si tratta di vedere come si ricostruirà il M5s, se non imploderà ulteriormente, ma anche come si inquadrerà il nuovo Pd di Zingaretti. E poi non è improbabile che il Governo abbia inevitabilmente un assestamento. La maggiore forza di maggioranza, in Parlamento e nell’assetto ministeriale è ancora il M5s. Ora, dopo questa decima sconfitta consecutiva e questa volta molto pesante, come è possibile che l’agenda politica, dalla prescrizione a altri nodi cruciali, venga prevalentemente decisi dai grillini, ridotti ai minimi termini, che alla fine costringono il Pd a mediazioni di ogni tipo?
In tutto questo si dice che anche nella Lega e nel centrodestra, dopo i proclami di sicura vittoria, ci possa essere un ripensamento di strategia e possa essere messa in discussione la stessa leadership di Salvini, non tanto nel centrodestra quanto nella Lega. Ma la questione è tutta da decidere e da verificare. Non si può dire che la Lega abbia perso: ha vinto in Calabria, strappando un’altra regione al centrosinistra ed è stata respinta nella sua politica aggressiva nel “regno” della tradizione di sinistra dell’Emilia–Romagna. La partita italiana, dopo questa partita regionale, resta aperta, anche se indubbiamente il governo del paese e le prossime scadenze della politica italiana possono essere affrontate con maggiore tranquillità. Ma in una situazione talmente concitata e polarizzata è difficile fare previsioni.
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