Ma davvero si poteva pensare che inflazione, caro carburanti, prezzi in salita libera, costo del denaro, nonché le incertezze che da tutto ciò scaturiscono, non avrebbero finito con l’influire sulla stagione turistica? Beh, ovviamente sarebbe stato bello, ma anche assurdo. Il turismo, al pari di qualsiasi altro momento di vita e di spesa, è legato al potere d’acquisto dei consumatori, oltre che ai trend, alle mode, alle passioni. E quindi i risultati odierni, di mezza estate, con la tradizionale riga che si traccia proprio oggi, a Ferragosto, nonostante le leggere flessioni rispetto al dato boom dell’anno scorso (che rivelava una forte revenge post-pandemia), non possono essere giudicati che positivamente, assolutamente resilienti rispetto ad altri comparti. Una “salute” che nessuna faziosità potrà sminuire, e che continuerà a costituire un vero traino per l’intera economia nazionale.



In questo agosto Assoturismo s’attende 82 milioni di presenze turistiche nelle strutture ricettive italiane, circa 7,6 milioni in più dello scorso luglio, un dato evidentemente ottimo, anche se rispetto all’agosto 2022 se ne dovessero perdere circa 800 (si prevede), un riequilibrio, come si diceva, che porta l’ondata entusiastica dell’anno scorso su medie sempre ottime ma probabilmente più strutturali. Chi aveva fatto i conti invece sui dati 2022, costruendo budget e previsioni con il + davanti, non aveva tenuto in considerazione gli aspetti citati prima e quella consistente soglia di rimbalzo emersa l’anno scorso dopo gli anni di lockdown, che adesso s’è stemperata parecchio. “Ma questo calo agostano, di modesta entità – conferma Assoturismo -, certo non compromette l’andamento della stagione”. Il tasso medio di occupazione si attesta al 90%, oltre un punto in meno rispetto al 2022, nonostante quest’anno il ponte di Ferragosto duri un giorno in più. “Dobbiamo riflettere sui problemi di sempre del nostro turismo, bisogna utilizzare le risorse del Pnrr per migliorare le infrastrutture a supporto dell’economia turistica”, ha commentato il Presidente Assoturismo, Vittorio Messina.



Certo, puntare al miglioramento qualitativo è sempre una buona idea, e contribuisce a rendere l’offerta italiana più competitiva. Ma già oggi il peso dell’industria nazionale del turismo è davvero consistente e beneficamente trainante. Un dato che ne dimostra la tenuta, la forza e la valenza arriva dalla fondazione studi dei Consulenti del lavoro, che informa che questʼanno si registra un +10,3% di lavoratori nel settore. Nel confronto con l’anno precedente, il numero di impiegati nel turismo è passato da 1 milione 259 mila a 1 milione 338 mila (130 mila in più, pari al 25,3% dei nuovi posti di lavoro creati durante i 12 mesi). Dati confermati anche dall’ultimo bollettino Excelsior, secondo cui è proprio il turismo a offrire le maggiori opportunità di impiego. “Segnali che consentono al comparto uscito più martoriato dalla pandemia di recuperare e superare i livelli occupazionali pre-Covid (+0,9% rispetto al 2019) – sostiene la fondazione -. Anche se nell’ultimo anno, in particolare, la crescita occupazionale ha riguardato soprattutto i livelli professionali intermedi (+17,8%), a scapito di quelli elevati (-4,3%) e bassi (-7,5%). Resta comunque il comparto con più richieste di assunzioni, anche grazie alla fine del Reddito di cittadinanza”.



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