Argenzuela: il sorprendente risultato della seppur prima tornata delle elezioni presidenziali in Argentina si può riassumere con questa nuova denominazione del Paese. In là, molto più in là di certe analisi che sono state partorite anche in Italia, dove si inneggia al peronismo che ha in pratica “frenato” il cammino di una “ultradestra liberista”, dimostrando di non capire assolutamente nulla delle politiche di un Paese che ormai da cinquant’anni è governato, tranne pochissimi periodi di opposizione presto affossati, da un movimento che lo ha portato, pur con tutte le sue ricchezze, a crisi sempre più profonde fino ad arrivare all’attuale che di fatto è la più grave di tutte, con indici inflazionistici superiori al 100% annuo e al 12% mensile, un’economia ristagnante e una povertà che ormai investe il 60% della popolazione. Com’è possibile un risultato che consegni la maggioranza dei suffragi al responsabile della crisi che tutti stanno vivendo e che nelle primarie ha rischiato di sparire?
In tutti questi anni abbiamo affermato che il populismo, che tanti danni ha procurato a tutto il Continente latinoamericano e continua a farlo, ami tanto i poveri da moltiplicarli. Ecco, in questa frase si racchiude il segreto di questo “successo” elettorale: perché se l’opposizione avesse vinto le elezioni si sarebbe ridotti in maniera considerevole la quantità straordinaria di sussidi che vengono da anni elargiti a piene mani da uno Stato che poi si ritrova al collasso finanziario e sempre alla ricerca di prestiti per riempire le sue vuote casse.
Al giorno d’oggi circa 20 dei 45 milioni di abitanti che conta l’Argentina vivono di questi aiuti che poi, alla fine, si riducono al mero scambio con il voto e sono la causa principale dell’attuale risultato.
Già nel periodo post-primarie la paura di sparire dalla mappa politica del perokirchnerismo ha portato all’incremento dei regali che ha investito le zone più povere del Paese: elettrodomestici (tra i quali frigoriferi e lavatrici), ma anche borse di alimenti distribuiti a più non posso. Se però gli alimenti sono consumabili, lo stesso non si può dire degli elettrodomestici perché la maggioranza delle aree dove vengono donati manca completamente dell’approvvigionamento di energia elettrica, ma anche dei servizi essenziali come cloache, acqua potabile nelle case. Frutto di decenni di peronismo che hanno provocato questa indescrivibile situazione, non provvedendo a soddisfare queste esigenze importantissime per poter vivere. Ma intanto una famiglia di sussidiati, sommando i vari benefit che poi si moltiplicano per situazioni come figli o famiglie di divorziati, alla fine incassa molto di più dello stipendio di un medico di un ospedale.
Ecco spiegato il segreto di questa illogica votazione, nella quale è apparso quasi dal giorno alla notte il movimento “Libertad avanza” diretto dall’istrionico o grillino che dir si voglia Javier Milei.
Inquadrato come un partito di ultradestra liberalista, proprio i questi ultimi tempi successivi al suo trionfo nelle primarie anche i commentatori più ciechi hanno potuto vedere di cosa si trattasse: dell’ennesimo personaggio creato dal peronismo per dividere l’opposizione e approfittare della protesta generale contro il peronismo. Difatti il “Partito della motosega” (come viene riconosciuto da questa trovata pubblicitaria per eliminare totalmente il sistema politico conosciuto) ha mostrato la sua vera faccia. In primis rivedendo totalmente e cambiando certi suoi principi che sembravano indelebili e poi, fatto più grave, facendosi scoprire alleato del peronismo che voleva combattere, infarcendo l’intorno della squadra del leader di collaboratori di Sergio Massa (l’attuale leader candidato del peronismo e kirchnerismo alle presidenziali e trionfatore dell’odierna tornata elettorale), nonché di leader sindacali appartenenti a quella casta tanto odiata. Ma non solo: partecipando attivamente alla distribuzione di viveri e regali organizzata dal peronismo stesso.
La sconfitta del partito di opposizione Juntos por el Cambio e della sua leader Patricia Bullrich, che non parteciperà al ballottaggio del 19 novembre per l’elezione del Presidente, è quella di un Paese che è ormai immerso nel baratro che lo ha investito e non vuole assolutamente aderire a politiche che, per cambiare la situazione e intraprendere il cammino del benessere generale, necessita di anni di sacrifici che la maggior parte della gente (si calcoli anche la bassissima percentuale di votanti di domenica scorsa) non vuole fare, preferendo le promesse delle ormai eterne fatine con la bacchetta magica che, a questo punto, li condurrà senza nessun dubbio verso la strada intrapresa da anni dal catastrofico regime chavista del Venezuela: un’Argenzuela appunto…
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