In questi giorni Rita Dalla Chiesa è in tutte le librerie per il lancio del suo ultimo libro “Mi salvo da sola” (Mondadori) dove parla del dramma profondo di quella notizia che gli ha cambiato la vita per sempre: la morte del padre, il magistrato Carlo Alberto Dalla Chiesa, assassinato dalla Mafia dopo aver combattuto per anni le Brigate Rosse di Renato Curcio & soci. Aveva 34 anni quando il papà venne assassinato in Sicilia e da lì parte il racconto di una figlia e dei diversi drammi che l’hanno accompagnata, non da ultimo la morte dell’ex marito Fabrizio Frizzi. Ebbene, nell’andare a presentare quest’oggi a Cuneo il nuovo libro la giornalista e conduttrice si lascia andare ad uno sfogo sui social molto “appuntito” contro un “simbolo” che il padre combatté per buona parte della sua vita, Renato Curcio. «Io in treno verso Cuneo per presentare nel pomeriggio “Mi salvo da sola”. Oggi, “mi salvo da sola”, me lo ripeto con una motivazione in più. Perché Curcio, alla stessa ora, presenterà a Modena un suo libro. Parlerà, in conferenza, di minorenni in difficoltà e migranti», scrive la Dalla Chiesa, sottolineando come ognuno possa essere libero di scrivere e parlare, senza dubbio, ma questo non toglie per lei un che di assai doloroso.



RITA DELLA CHIESA, LO SFOGO CONTRO RENATO CURCIO

«Ho qualche problema a giustificare sia le associazioni che lo invitano, sia il pubblico che sarà presente», spiega ancora Rita Dalla Chiesa, nei giorni in cui già altri hanno lamentato la presenza di Renato Curcio a Modena per presentare il proprio libro sulla pedagogia partecipativa in ambito di tossicodipendenza, minorenni in difficoltà e migranti. Per il capogruppo di Forza Italia in Regione Emilia Romagna, Andrea Galli, «Renato Curcio, ex brigatista e tra i fondatori delle Brigate Rosse, parlerà di pedagogia e tossicodipendenze. Viviamo in un Paese dove un ex brigatista può sedersi in cattedra ed essere ospitato a Modena con tutti gli onori. Io penso sia una vergogna». Tornando però a Rita Dalla Chiesa, il senso della sua polemica è assai più “fine” e dettagliato: per la figlia del Generale, «Gli anni del terrorismo, per chi li ha vissuti sulla propria pelle, come ho scritto anche nel mio libro,non possono accettare compromessi di alcun genere. E Curcio è un compromess. Per Rita Dalla Chiesa la presenza di quel personaggio non è solo un “fastidio personale”, bensì uno smacco vero e proprio per tutte le vittime del terrorismo: « Lo sapete tutti, vero, chi è? L’ideologo delle Brigate Rosse. Molti magistrati, poliziotti, giornalisti sono morti in quegli anni. Mi spiace non poter essere lì a guardarlo negli occhi per fargli quelle domande che ho dentro da tanto tempo».



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