Rita dalla Chiesa torna a parlare di suo padre, il generale Carlo Alberto. La conduttrice televisiva interviene all’indomani della decisione di condannare il Viminale a risarcire lei e i suoi due fratelli con 400mila euro a testa per la strage del 1982. E sembra più amareggiata che soddisfatta. «Il generale Carlo Alberto Dalla Chiesa è stato scomodo da vivo, scomodo quando è stato ucciso ed evidentemente è scomodo anche da morto». Al Corriere della Sera spiega che lo Stato si è dimenticato di loro. «Quando ti viene ucciso un padre, in quel modo, tenti solo di sopravvivere all’immane dolore e l’ultima cosa a cui pensi è il denaro. Quindi non abbiamo certamente chiesto se ci spettasse qualcosa. Ma in quell’elenco noi dovevamo esserci». Invece la richiesta del loro avvocato fu respinta perché era passato troppo tempo. Almeno questa è stata la spiegazione che hanno ricevuto. «Ma l’omicidio del generale Dalla Chiesa non può essere prescritto!». Rita dalla Chiesa non sa chi bocciò quella richiesta, ma sa che suo padre è diventato un simbolo.



RITA DALLA CHIESA “MIO PADRE SCOMODO ANCHE DA MORTO”

«Ovunque vada sento ancora che lui è un simbolo. La gente non ha dimenticato», ha dichiarato Rita dalla Chiesa al Corriere della Sera. La figlia del generale Carlo Alberto ha spiegato che avevano chiesto allo Stato «giustizia e verità», ma senza riceverla. «C’è una grossa ombra che incombe sulla sua morte. Non mi bastano i nomi di chi ha sparato». La conduttrice tv vuole sapere «chi, come, quando, perché ha deciso la sua morte». Né lei né suo fratello Nando hanno smesso di combattere per sapere cosa è successo. Nel frattempo la tv non li ha agevolati in questa ricerca: «Quando mio fratello Nando scrisse “Delitto imperfetto” dove faceva nomi e cognomi la Rai non gli aprì mai le porte. Per tutti era una responsabilità troppo grande. L’unico ad ospitarlo fu Maurizio Costanzo. Gli altri non volevano sapere, vedere, ascoltare». Rita dalla Chiesa però ha lavorato a lungo per le tv di Silvio Berlusconi, che è sotto accusa in inchieste di mafia. «A lui devo una gratitudine immensa. Un anno dopo la morte di mio padre mi disse: “Di qualunque cosa abbia bisogno, chieda”». Ma lei non gli ha mai chiesto nulla. «Poi, la vita di tutti è un punto interrogativo».

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