Nessuna retromarcia da parte di Rita Dalla Chiesa, anzi tira dritto quando si tratta di parlare del papà, il generale Carlo Alberto Dalla Chiesa ucciso nel 1982. Per la figlia è stato vittima di un «omicidio politico», come aveva scritto in un post su Facebook sulla strage di via Carini. Torna a ribadire la pista politica a Tango, il programma di Rai 1 con Luisella Costamagna alla conduzione, in cui spiega che suo padre sarebbe stato ammazzato «per fare un favore a un politico».



La conduttrice, nonché parlamentare di Forza Italia, evita di fare il nome di tale politico, «ha una famiglia e quindi evito di parlarne», ma svela cosa disse al padre: «Quando mio padre andò a Palermo gli disse di non mettersi contro la sua corrente, perché chi lo aveva fatto era tornato in una bara». Il nome di Giulio Andreotti viene fatto dalla Costamagna, che prende il silenzio di Rita Dalla Chiesa come una conferma.



IL GIALLO DELLA CASSAFORTE DI CARLO ALBERTO DALLA CHIESA

Riguardo le stranezze che circondano la morte del generale Carlo Alberto Dalla Chiesa, la figlia cita il particolare della cassaforte nella camera da letto. Nessuno riusciva a trovare la chiave, quindi rimase a lungo chiusa, però quando furono chiamati dal nuovo prefetto per portar via gli oggetti personali dalla residenza, aprendo un cassetto di un comodino vicino al letto trovò una chiave con un bigliettino, “chiave della cassaforte“.

«Capì che l’avevano messa lì. Aprimmo la cassaforte e notammo che c’era una scatola vuota, quindi uno non voleva riportare nulla, ma la giudice e io chiedemmo di indicare che ci fosse una scatola vuota. Mio padre non l’avrebbe mai messa vuota, quindi sicuramente qualcosa c’era», ha raccontato Rita Dalla Chiesa. Che cosa ci fosse non è chiaro, quel che è chiaro è che le sue parole sono diventate un caso politico.



BUFERA DOPO INTERVISTA A “TANGO”

Ad esempio, è insorto Gianfranco Rotondi, che da presidente della Democrazia Cristiana valuterà le strade legali. Gravi sono state definite le dichiarazioni anche da Angelo Bonelli di Avs, che però ritiene che la parlamentare vada audita dalla Commissione Parlamentare Antimafia.

Ma la figlia del generale precisa al Corriere di non aver fatto il nome di Andreotti, limitandosi nei suoi libri a parlare appunto di omicidio politico. «Il suo nome non l’ho mai fatto e non lo faccio neppure ora, perché c’è una famiglia e io delle famiglie ho molto rispetto».

RITA DALLA CHIESA: “QUEL FAVORE AD ANDREOTTI…”

Peraltro, Andreotti andò a processo e venne assolto. Ma proprio in quel momento Rita Dalla Chiesa capì che la sua corrente era colpevole. Inoltre, si aspettava stupore dai giornali che lo avevano criticato sempre, cosa che non è avvenuta.

Comunque, riguardo la morte del padre e l’assenza di Andreotti al funerale, ha aggiunto: «La sua sedia vuota non significa che l’abbia voluto lui, ma che eliminare Dalla Chiesa sia stato un favore fatto a lui, perché mio padre poteva essere un pericolo per la corrente Dc allora a capo dell’Isola. All’epoca è stato detto mille volte, cercate la verità nella Democrazia Cristiana».

Infatti, ricorda che all’epoca si sollecitava a cercare la verità nella Dc. Infatti, le capita spesso di chiedersi, quando è in Parlamento, dove sedeva chi prese quella decisione. «I loro nomi? Penso che non usciranno mai», ha concluso Rita Dalla Chiesa.