Un incontro in qualche scorcio imprecisato tra la grande metropoli milanese e la Lombardia che ammicca al nord-est. Una scultura cesellata tra due mondi, la melodia a pronta presa che pesca dalla tradizione popolare americana e gli impulsi creativi che mirano a coniugare quel patrimonio con il cantautorato di esistenza e resistenza.
Da una parte la voce sincera e dal bel respiro di Rita De Cillis, insegnante di professione e cantautrice per passione ultradecennale, dall’altra un’autorità nell’area del folk d’autore e delle produzioni che incontrano i grandi nomi nostrani e internazionali, Michele Gazich.
Un progetto approcciato da tempo e realizzato solo nell’ultimo anno dopo un’accurata selezione e l’approdo nella messa a punto del materiale scelto per destinazione presso i Macwave Studios con la produzione congiunta della titolare del disco, Gazich e il chitarrista/bassista Paolo Costola.
Il risultato è un disco “As I Am” dove a nuove canzoni si alternano nuove versioni di brani per ciascun disco precedente dell’autrice (due brani per ognuno dei tre album “Yes”, “Soul to Soul” e “Blood & Tears”), più un brano pubblicato solo in formato singolo e sulla raccolta “Blessed – Il Profumo della Musica”.
L’impressione iniziale è fornita dalla cover che – grazie al bellissimo disegno della figlia Elisabetta – ritrae la De Cillis in olio su tela quasi a sottolineare una tensione tra presente e destino. La sostanza quella di un disco per certi versi “necessario” ma senza proclami, una salutare immersione in tutto ciò che si contrappone all’invasione del mondo della musica in termini quasi esclusivi di clamore e cultura pop. Un disco che un tempo sarebbe stato “stoppato” dal potere musicale costituito e invece oggi, grazie al moltiplicarsi delle pubblicazioni indipendenti fatte in casa, può avere il suo piccolo e meritato spazio.
A melodie dalla sintassi lineare, schietta e scorrevole, come la title track e I’m Gonna Be Fine fa da contraltare la verve campestre e vivace di Distance, mentre canzoni del passato quali Back Home, Contradiction, Last Night e Yes si giovano di un turn over tra tappeti e bozzetti del violino e dei rinforzi di viola di Gazich. Da saggio supervisore il musicista bresciano sa anche lasciare il giusto spazio agli ottimi e fidati collaboratori come Valerio Gaffurini nel piano elettrico di matrice soul in I’m Gonna Be Fine o nel nutrito dettato di piano acustico di Every Step o ancora nel successivo bell’intervento di Paolo Costola alla chitarra acustica.
Il finale è riservato alla perla d’autore del disco, What is it That Really Really Matters, una di quelle canzoni che splendono per unicità e irripetibilità , energia e senso di predestinazione. Tra melodia fiorente e arrangiamenti pregevoli, la De Cillis tocca vette di pura emozione unendo intersezioni immaginarie tra la contemplazione sommessa di Nanci Griffith e il romanticismo nostalgico di Juice Newton, con i ceselli di Gazich che oscillano tra dramma e preludio di liberazione.
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