Il Piano nazionale di ripresa e resilienza va… piano. Lo ha scoperto la Corte dei Conti, con il suo secondo report sullo stato di attuazione. A fronte di quanto incassato (67 miliardi), le cifre impiegate sono modeste (23). Non va bene: i ritardi potrebbero far inceppare le successive erogazioni europee. Entro marzo l’Italia avrebbe dovuto conseguire le 12 scadenze previste, necessarie per lo sblocco dei fondi successivi. Ma a oggi sarebbero solo tre quelle “a buon punto”, per cui la Commissione europea ha dovuto rinviare di un mese il termine per la verifica.
Nell’ultimo semestre dell’anno scorso gli obiettivi previsti erano 55, 24 dei quali riguardanti digitalizzazione, innovazione, competitività, cultura e turismo, con investimenti previsti per 6,68 miliardi di euro (accessibilità, digitalizzazione, sostenibilità ambientale e sicurezza del patrimonio culturale). Dal report della Corte risulta che tutti gli step previsti sono stati raggiunti, come ad esempio la riqualificazione dei piccoli borghi in 310 municipalità, o la rimozione delle barriere fisiche e cognitive nei musei, biblioteche e archivi. Ma, al di là di cultura e turismo, a febbraio scorso le altre missioni, nel rapporto tra spesa sostenuta e totale delle risorse, raggiungono tassi ben al di sotto del 10%.
Una situazione che non può non preoccupare e spingere alcuni settori a chiedere correttivi. Come Federturismo Confindustria, che ritiene “che l’industria turistica possa rappresentare una soluzione efficace per impiegare quei fondi che rischiano di non essere utilizzati in altri settori, garantendo un impatto economico immediato e duraturo sul territorio ed è consapevole della necessità di dover utilizzare i fondi in coerenza con la struttura del Pnrr, senza la necessità di modificarne la natura. Il turismo è uno dei settori chiave dell’economia italiana, con un contributo significativo al Pil nazionale e un forte potenziale di crescita. Tuttavia, l’attuale situazione di incertezza sullo stanziamento dei fondi Pnrr potrebbe rallentare il processo di ripresa del comparto turistico, che ha già subito pesanti contraccolpi a causa della pandemia”.
Federturismo Confindustria sottolinea anche come il settore turistico possa facilmente e rapidamente assorbire una quota parte dei finanziamenti destinati ad altri ambiti, qualora questi ultimi non riescano a realizzare i progetti previsti, sempre in coerenza con le finalità e gli obiettivi del Pnrr. In particolare, la federazione evidenzia alcune aree di intervento: digitalizzazione e innovazione (“l’adozione di tecnologie digitali nel settore turistico può migliorare l’efficienza operativa delle imprese, favorire la promozione delle destinazioni e aumentare la competitività a livello internazionale”); sostenibilità ambientale (“investimenti in infrastrutture verdi, mobilità sostenibile e soluzioni eco-compatibili possono rendere il turismo italiano più rispettoso dell’ambiente e attrattivo per i visitatori consapevoli”); formazione e qualificazione (“programmi di formazione e aggiornamento professionale per i lavoratori del settore turistico possono innalzare la qualità dei servizi offerti e promuovere l’occupazione di qualità”).
Federturismo Confindustria si dice disponibile a collaborare con le autorità per individuare le iniziative più adatte a impiegare i finanziamenti in modo efficace, garantendo un impatto positivo sia a livello locale che nazionale, e assicurando il rispetto degli obiettivi e delle priorità stabilite dal Piano. “L’approccio proposto mira a sfruttare al meglio le risorse disponibili, promuovendo sinergie tra settori e ottimizzando l’impiego dei fondi. Un intervento mirato nel settore turistico può contribuire a rilanciare l’economia, creare posti di lavoro, valorizzare il patrimonio culturale e paesaggistico del Paese e migliorare la qualità dell’offerta turistica”.
L’associazione invita tutte le parti interessate a unirsi in un dialogo costruttivo e collaborativo, per individuare le opportunità offerte dai fondi Pnrr e lavorare insieme alla realizzazione di progetti concreti che possano rafforzare il settore turistico e l’economia italiana nel suo complesso.
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