La rivalutazione pensioni nel 2025 torna ad essere quella di sempre, ovvero alle condizioni originarie previste dalla Legge 388 del 2000 e durate fino al 31 dicembre del 2000 (prima ancora che entrasse in vigore la riforma Fornero).

Si torna dunque all’adeguamento dell’importo suddiviso per fasce, riuscendo ad abolire il fastidioso problema che oggigiorno si rifletteva sugli assegni previdenziali medio alti, con decurtazioni importanti e penalizzanti.



Rivalutazione delle pensioni 2025: cosa cambierà rispetto ad oggi

Il testo della manovra sulla rivalutazione pensioni 2025 è piuttosto chiaro: l’obiettivo primario è quello di adeguare gli importi al reale costo della vita (ma soltanto sugli importi più alti di 3 volte il trattamento minimo INPS).

E il secondo intervento – altrettanto significativo – sta nell’applicazione della rivalutazione non sulla cifra intera ma suddivisa a scaglioni.



Le fasce di rivalutazione saranno così composte: fino a 598,61€ (trattamento minimo previdenziale sociale) si otterrà un adeguamento al 100% (come da indice ISTAT), con un’altra maggiorazione del 2,2%.

Anche i trattamenti fino a 1.795,93€ (tre volte più alto del trattamento minimo INPS) riceveranno una rivalutazione al 100% (ma senza alcuna maggiorazione).

Per i trattamenti entro i 2.993,04€ (l’equivalente pari a cinque volte il trattamento minimo INPS) verranno rivalutati al 90% a partire dalla quota eccedente 1.795,93€.

Discorso simile per le rendite, la cui rivalutazione è sempre basata sugli scaglioni reddituali: per quelle 5 volte oltre il minimo (2.993,04€) è al 100% e fino alla quota ISTAT massima di 1.795,93€; il 90% di rivalutazione ISTAT oltre a 1.795,93€ e fino ad un massimo di 2.993,04€ ed il 75% per la quota che eccede quest’ultimo importo.



La stretta sulle pensioni estere

Spunta in Legge di Bilancio – per ora solo per il 2025 – l’impossibilità di adeguare la rivalutazione automatica alle pensioni percepite dai residenti all’estero (relativamente agli assegni che superano l’importo minimo previdenziale sociale).

Dunque i pensionati italiani che hanno residenza fiscale all’estero non hanno possibilità (dovrebbe essere in via eccezionale e unicamente per l’anno 2025) di recuperare l’inflazione.

Questa al momento sembra essere l’unica penalizzazione della rivalutazione delle pensioni del 2025.