Il periodo più critico della pandemia può dirsi ormai alle spalle. Emergono però sempre nuovi elementi sulla nascita del Covid e sulla sua diffusione, nonostante intorno alla tematica vi sia sempre stata molta omertà. In questo scenario si fanno sempre più prepotenti le rivelazioni di Robert Redfield, ex direttore CDC nel periodo compreso tra il 2018 e il 2021.
Già ad inizio pandemia Redfield aveva sostenuto la tesi sull’origine del virus nel laboratorio di Wuhan, in Cina, contrariamente alla narrativa che si era cercato di diffondere sulla nascita e diffusione naturale del Covid ad origine animale. Redfield era anche stato, tra l’altro, minacciato di morte da colleghi scienziati a causa delle sue teorie di fuga dal laboratorio. Senza contare l’accanimento mediatico dei primi tempi della pandemia, durante i quali ricordiamo come i principali giornali americani (dal Washington Post al National Public Radio) abbiano cercato di smontare in ogni modo l’argomentazione di Redfield.
A distanza di tempo Robert Redfield, davanti alla sottocommissione ristretta della Camera che sta indagando sulle origini del virus, come riporta ‘Insider Paper’, conferma nuovamente la sua tesi, rigettando la teoria spopolata secondo cui il Covid sarebbe il frutto di un evento di ‘spillover naturale’.
Origini Covid: oltre a Redfield anche altre testimonianze
Nell’udienza pubblica che si è tenuta oggi sono stati chiamati ad esprimere la propria teoria, oltre a Redfield, anche altre autorità di Governo, chiamate a riportare la propria testimonianza sull’argomento. Tra questi Jamie F. Metzl del Consiglio Atlantico, Nicholas Wade, scrittore ed editore per importanti pubblicazioni scientifiche e Paul G. Auwaerter, direttore clinico della Divisione di Malattie Infettive della Johns Hopkins School of Medicine.
Contrariamente a molti esperti, che hanno sostenuto la tesi secondo cui il virus sarebbe saltato dagli animali all’essere umano, fuori da ogni laboratorio, causandone poi la rapida diffusione a livello mondiale, anche le citate testimonianze sono state orientate verso la fuga accidentale dal laboratorio. A tal proposito Metzl, come ha diffuso il New York Times, ha affermato che “non esiste una pistola fumante che dimostri un’ipotesi di origine di laboratorio, ma il crescente corpo di prove circostanziali suggerisce una pistola che, per lo meno, è calda al tatto”.
Del resto anche l’FBI aveva sempre ritenuto che la perdita dal laboratorio di Wuhan fosse l’unica spiegazione plausibile.