A neppure tre mesi di distanza dall’ultimo episodio simile, nella tarda nottata tra il 20 e il 21 agosto 2024 è scoppiata nell’esima rivolta nel carcere Beccaria di Milano, luogo – almeno sulla carta – di rieducazione dei giovani delinquenti minorenni ma troppo spesso sulle pagine di cronaca per il malcontento di detenuti, personale e agenti penitenziari: una situazione (a dir poco) esplosiva e che ha già causato il ferimento – fortunatamente sempre lieve – di diversi agenti e detenuti, coinvolti in un duro regime tra sovraffollamento e assenza di progetti rieducativi concreti.



Prima di arrivare alle pessime condizioni in cui versa il carcere Beccaria di Milano vale la pena fare un passetto indietro (o in avanti) a quanto accaduto nella scorsa notte: era da poco passata l’una quando dall’interno di una cella gli agenti hanno viso uscire una spessa coltre di fumo, scoprendo che i detenuti avevano – con un copione che si ripete sempre simile – incendiato un materasso.



Una volta radunata una ventina di loro (la popolazione del braccio in cui è stato appiccato l’incendio) in cortile è scoppiata la vera e propria protesta con dei tumulti che – tra grida, risse e lanci di oggetti di vario tipo – hanno causato il ferimento lieve di un agente, colpito alla testa: l’intervento dei Carabinieri e delle Volanti della Questura milanese ha aiutato a riportare la calma, ma nel frattempo a causa dell’incendio sono rimasti intossicati altri cinque agenti e tre detenuti.

Le preoccupanti condizioni del carcere Beccaria di Milano: dall’evasione alla rivolta e agli abusi

Insomma, quella della scorsa notte al carcere Beccaria di Milano è stata una sorta di rivolta lampo, scoppiata e risolta nell’arco di pochi minuti; ma che riaccende ancora una volta i riflettori su di una delle strutture più critiche dell’intero territorio italiano e che ci parla di almeno 46 ragazzi in manette rispetto alla capienza massima di 31 a fronte di una carenza sempre più marcata di personale: l’esito è che i tanti detenuti non hanno modo di svolgere alcun tipo di attività rieducativa, costretti a passare infinite ore dietro alle sbarre covando un malcontento che (quasi inevitabilmente) finisce per esplodere.



La situazione tragica del carcere Beccaria di Milano (che potrebbe ripetere più o meno identica, se non peggiore, per ogni altro penitenziario italiano) era salita agli albori della cronaca lo scorso Natale quando sette ragazzi erano riusciti ad evadere dandosi ad una fuga che era durata una manciata scarsa di giorni; mentre ad aprile un’inchiesta della Procura milanese aveva esposto una fitta trama di abusi e maltrattamenti operati da alcuni dei ‘secondini’ sui detenuti minorenni.