Nuova rivolta all’interno del carcere di Santa Maria Capua Vetere, nel Casertano. A denunciarlo è Gennarino De Fazio, Segretario Generale della Uilpa polizia penitenziaria, secondo il quale i detenuti” avrebbero asserragliato alcune sezioni detentive dopo averle vandalizzate e, sembrerebbe, aver temporaneamente trattenuto un paio di operatori” della polizia penitenziaria. Il reparto coinvolto dai disordini ospita circa 250 detenuti. All’origine del caos ci sarebbe la mancata concessione a un detenuto di partecipare al funerale di un congiunto. Le proteste sono rientrate dopo alcune ore “grazie alla professionalità e all’inventiva del Reparto del Corpo di polizia penitenziaria e al tempestivo intervento del magistrato di sorveglianza” come comunicato dalla Uil ma sono ingenti i danni.
“Grazie alla professionalità e all’inventiva del Reparto del Corpo di polizia penitenziaria e al tempestivo intervento del magistrato di sorveglianza, sono rientrati, dopo alcune ore, i gravissimi disordini” ha spiegato De Fazio. La protesta dei detenuti è scoppiata nel padiglione Volturno, dove circa in 250 si sono asserragliati causando disordini”. Alla base dei disordini la mancata concessione ad un recluso di partecipare “al funerale di un congiunto vittima di omicidio nel Casertano”.
Rivolta nel carcere di Santa Maria Capua Vetere: “Servono provvedimenti concreti”
Il segretario generale della Uilpa Polizia Penitenziaria Gennarino De Fazio, in una nota – dopo la rivolta nel carcere di Santa Maria Capua Vetere – sottolinea ancora: “Nella speranza, per quanto abbastanza utopistica, che alla fine di tutto i danni siano solo materiali, ribadiamo che non bastano le parole e i buoni propositi”. Poi la richiesta: “Bisogna passare ai provvedimenti concreti”. La situazione “questa volta possiamo dire che è finita bene, ma temiamo che non potrà essere così. Il governo e il Parlamento intervengano, prima che sia troppo tardi” aggiunge ancora.
Secondo De Fazio “serve subito un decreto carceri che affronti l’emergenza, deflazionando la densità detentiva e rinforzando tangibilmente gli organici della Polizia penitenziaria, mancanti di oltre 18mila unità, e un progetto di riforma complessiva del sistema d’esecuzione penale, con anche la reingegnerizzazione del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria e la riorganizzazione del Corpo di polizia penitenziaria. Lo ribadiamo, il resto rischia di essere solo un palliativo, se non addirittura un placebo”.