Il lavoro rappresenta senz’ombra di dubbio una delle tematiche cruciali connesse alla crisi deflagrata in seguito alla pandemia di Coronavirus e i 945mila posti persi in Italia fino a questo momento, con l’ulteriore, imminente ghigliottina dello sblocco dei licenziamenti. Logico, dunque, mettere l’emergenza occupazionale ai primissimi posti del nutrito e interminabile novero di criticità che il virus ha portato in dote al nostro Paese.



Come analizza “Libero Quotidiano” sulle sue colonne, sono stati numerosi i negozi, ristoranti, alberghi che non hanno retto alle chiusure e al lockdown e tantissime famiglie italiane rischiano adesso di non arrivare alla fine del mese, con un divario tra ricchi e poveri cresciuto a dismisura, al pari di quello esistente fra i dipendenti e le partite IVA o gli autonomi. Per questo, nella sua disamina, la testata giornalistica profetizza possibili tensioni, scontri e disordini, come certifica uno studio effettuato dal Fondo Monetario Internazionale, noto anche semplicemente con l’acronimo Fmi.



RIVOLTE E SCONTRI DOPO LA PANDEMIA? IL LAVORO CHE MANCA È ALLA BASE DELLE TENSIONI

La perdita del lavoro in tempi di pandemia è un’autentica piaga sociale per l’Italia e, come spiega lo studio del Fondo Monetario Internazionale, denominato “Social Repercussions of Pandemic”, è fondamentale capire le implicazioni delle epidemie sui disordini sociali per prepararsi a potenziali ripercussioni causate dal Coronavirus. In particolare, “Libero” evidenzia come il Fmi sottolinei che, durante la pandemia, generalmente si produca “un momento di calma relativa, una sorta di remissione dei problemi sociali, ma che tempo due anni questi riesplodano in tutta la loro virulenza”. Ovviamente non c’è la certezza che questo si verifichi anche questa volta, ma vi sono precedenti da far tremare i polsi, dall’insurrezione di Parigi del 1832 descritta nei “Miserabili” alla peste che colpì Bisanzio sotto la guida di Giustiniano I nel VI secolo dopo Cristo. La storia, purtroppo o per fortuna, è ciclica e proprio per questo può essere talvolta temuta, ma spesso e volentieri anche prevenuta: basta conoscerla (e studiarla).

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