Quando la realtà e la fantasia coincidono. Forse sarebbe meglio dire che la fantasia non esiste, è frutto della mente geniale di poche persone. Come il regista afroamericano Spike Lee, che più di trent’anni fa si immaginò qualcosa che poi sarebbe successo davvero, anche se con un finale diverso. Ecco, i finali sono quella cosa che non coincide mai tra fantasia e realtà. Nella realtà i finali sono crudeli, deludenti. Questa volta no, la fantasia di Spike Lee ha immaginato un finale bruttissimo. Alla pizzeria Corbo’s Baker di Cleveland in Ohio benché il contesto fosse lo stesso, i proprietari italo americani sono riusciti, fucili in mano, a cacciare un gruppo di americani che stavano devastando i negozi, e senza sparare un colpo.



Nello straordinario film di Spike Lee, come sanno tutti, al termine di una giornata di caldo esagerato che aveva messo alla prova i nervi a tutti gli abitanti di Harlem, dove difficilmente convivevano afroamericani, italiani, coreani, un gruppo di ragazzi di colore reagisce alla distruzione della loro radio facendo a pezzi il locale. Quale la risposata  titolo che il film suggerisce? È forse che chiede il personaggio del Sindaco di portare un mazzo di rose a Mother Sister nonostante lei non faccia altro che mostrargli il suo disprezzo, e quindi evangelicamente porgere l’altra guancia, con la consapevolezza che la pazienza porterà i suoi frutti? O rispondere alla violenza con la violenza? Arriva la polizia. Per portar fuori uno dei più scatenati, il ragazzo muore, “morto per mano di poliziotti bianchi per proteggere un bianco” e scoppia la violenza nel quartiere.



Da Corbo’s Baker nessun morto per fortuna, ma certo è che se per salvare le proprie cose e fermare la violenza bisogna mettersi in mezzo alla strada con i fucili spianati, non è un bel finale neanche questo. Solo l’annuncio di un prossimo, ben peggior finale.

Allora forse la risposta giusta, la cosa giusta da fare, è quella che hanno fatto i poliziotti del  New York Police Department, nel Queens, e in tantissime località Usa. Mettersi in ginocchio, un atto di protesta popolare nel mondo sportivo americano per denunciare le iniquità razziali. Ma anche, chissà, un gesto di preghiera. Molti agenti hanno anche stretto la mano e abbracciato i partecipanti alle proteste, come mostrano diverse immagini pubblicate sui social e un gruppo di afroamericani ha fatto cintura di sicurezza intorno a un poliziotto rimasto isolato durante una manifestazione per proteggerlo dalla violenza dei più esagitati. “Per me, questa è stata una violazione dell’umanità. È stata la violazione di un giuramento che ha fatto la maggioranza degli uomini e delle donne che hanno deciso di indossare questa divisa. Questo è il contrario di ciò in cui crediamo, ed è stato assolutamente sbagliato. Punto”, ha dichiarato il capo della polizia di Minneapolis, Medaria Arradondo, commentando la morte di George Floyd.