Cuba vive una nuova rivoluzione: come vi abbiamo raccontato sulle nostre colonne nelle scorse ore, sono state migliaia le persone scese nelle strade e nelle piazze dell’isola per una protesta di massa di proporzioni enormi, che non si vedeva almeno da trent’anni a questa parte. Una contestazione unanime nei confronti del presidente della Repubblica, Miguel Díaz-Canel, la dittatura comunista e una situazione economica sempre più critica, complici le restrizioni imposte dagli Stati Uniti d’America. Così, i cittadini, si sono riuniti al grido di alcuni slogan reiterati (“Abbasso la dittatura!”, “Basta morire di fame”, “Libertà!”), dandosi appuntamento in seguito a un nutrito tam tam sui social, germogliato grazie all’hashtag #SosCuba.



I disordini hanno preso il via da una piccola località situata a sud-ovest della capitale, precisamente a San Antonio de los Banos (50mila abitanti), arrivando a coinvolgere almeno altre 25 città, ove si sono registrati scontri con la polizia, centinaia di arresti e un massiccio dispiegamento di forze dell’ordine. Numerose le persone in piazza anche in altre città del mondo, in segno di solidarietà nei confronti di Cuba.



RIVOLUZIONE A CUBA, PRESIDENTE VS USA: “DISORDINI CREATI DA LORO MERCENARI”

I protagonisti della rivoluzione nelle strade e nelle piazze di Cuba accusano il governo del presidente Díaz-Canel di non ottemperare alla crisi economica che sta dilagando in tutta l’isola, complici tanto l’embargo economico e finanziario dettato dagli Stati Uniti d’America sin dai tempi della rivoluzione di Fidel Castro, quanto la pandemia, che ha inevitabilmente azzerato gli afflussi turistici, che rappresentano da sempre il volano economico del Paese. Così, i disoccupati sono cresciuti a vista d’occhio e le code di coloro che si rivolgono agli enti di solidarietà per assicurare i beni di prima necessità alla propria famiglia sono ormai interminabili.



Il presidente cubano, dal canto suo, ha puntato il dito contro gli USA, dicendo che “hanno tutto l’interesse a provocare disordini sociali. Non siamo una dittatura e dietro a tutto questo c’è solo il sogno di porre fine alla rivoluzione cubana. Noi non permetteremo a nessuno di manipolare la nostra situazione, né ammetteremo che un qualsiasi mercenario venduto agli Stati Uniti provochi una destabilizzazione a Cuba”. Joe Biden ha risposto per le rime al “collega”: “Gli Usa stanno saldamente con il popolo cubano mentre fa valere i suoi diritti universali. Chiediamo al governo cubano di astenersi dalla violenza nel suo tentativo di silenziare le voci dei cittadini”.