Rivoluzione imam in Francia. Molti musulmani francesi si chiedono ora se la figura sparirà per sempre, dopo che Gérald Darmanin ha annunciato che da questo mese il Paese non accetterà più predicatori “distaccati”: coloro che desiderano rimanere dovranno modificare il proprio status. Sono quasi 300 in Francia gli imam provenienti da Algeria, Marocco e Turchia nell’ambito di accordi bilaterali: sono dotati di visto quadriennale rinnovabile e sono il 10% della forza lavoro. “Sono agenti pubblici del Paese che li manda e li paga. Questo sistema era in vigore da circa trent’anni. Lo poniamo fine perché è una forma di ingerenza nel culto” ha spiegato il Viminale.



L’annuncio è stato fatto da Emmanuel Macron nel 2020, come parte della lotta contro il “separatismo islamista” e le “influenze straniere” sull’Islam in Francia. Gli imam distaccati potranno restare solo a condizione che abbandonino il loro status di funzionari pubblici stranieri e diventino dipendenti delle moschee dove predicano: questo dovrà avvenire entro il primo aprile, spiega Le Parisien. Ma in quanti lo faranno? La Grande Moschea di Parigi sta attualmente effettuando un sondaggio tra i 120 imam dell’Algeria, come confida Chems-Eddine Hafiz, rettore dell’istituzione. “Devono decidere di lasciare la comodità del servizio pubblico del loro Paese per passare ad uno status associativo più fragile”, riassume Mohammed Moussaoui, presidente dell’Unione delle Moschee di Francia (UMF).



Imam, in Francia un corso biennale approvato dallo Stato

I 27 imam marocchini distaccati e legati all’UMF sono pagati dal 2021 dai luoghi di culto in cui lavorano. “Tutto dipende dalle donazioni” spiega ancora Moussaoui. “La parte più difficile sarà per le piccole strutture e per chi non ha ancora costruito la propria moschea” aggiunge. Un imam turco, che officia in una moschea vicino a Lione, racconta a Le Parisien: “Sono in Francia da tre anni e mezzo. Ricevo circa 1.300 euro e ho diritto a un biglietto aereo all’anno per tornare nel mio Paese natale a trovare la mia famiglia. Ma l’associazione che gestisce la mia moschea potrebbe non essere in grado di offrirmi questo stipendio a lungo termine”. Per restare gli imam dovranno seguire un corso biennale approvato dallo Stato e intitolato “Laicità, religione e cittadinanza”: lo offrono una trentina di università. Lo Stato vuole ora accelerare: a ottobre sono stati aperti due nuovi corsi di formazione, tra cui l’Istituto francese di islamologia (IFI), a distanza.



Non è tutto: gli imam dovranno anche dimostrare di conoscere la lingua francese e non essere nel mirino dei servizi segreti. “La leva per compensare la scomparsa degli imam distaccati è formarne di più in Francia” spiega Chems-Eddine Hafiz. I rappresentanti musulmani chiedono uno status per gli imam, come i preti. “La difficoltà è che i musulmani non hanno clero, né vescovo, né leader” secondo Chems-Eddine Hafiz. Il Forum dell’Islam di Francia (Forif), nato dalle ceneri del Consiglio francese della fede musulmana, è ora chiamato a risolvere dei nodi, come quello relativo agli stipendi. “Non esiste un contratto a tempo indeterminato per l’imam”, conferma Farid Kachour, rettore della moschea di Montfermeil.