Rigenerazione urbana oggi significa soprattutto creare città che sappiano tessere una rete di legami sociali, che rispondano, quindi, alle motivazioni originali che hanno portato l’uomo a vivere in gruppi, in centri via via sempre più grandi, aggregandosi e condividendo una storia con altri. Oggi questo obiettivo va raggiunto cercando di realizzare spazi salutari, che cambino in meglio la qualità della vita e, grazie anche a questo, rendano più attrattive e dinamiche le nostre città.



Il dibattito sulla rigenerazione urbana trova un suo spazio oggi al Meeting, in un incontro al quale partecipa anche Mario Occhiuto, senatore e architetto, presidente della fondazione Patrimonio comune.

L’esistenza umana è un’amicizia inesauribile: questo il tema del Meeting di Rimini 2023. La città è il principale teatro di queste relazioni. Secondo lei qual è il segreto per migliorare il legame tra luogo e suoi abitanti?



Tra le invenzioni più straordinarie dell’uomo c’è sicuramente la città. Le città sono state costruite non tanto sulla base delle esigenze di riparo e di sicurezza, ma per soddisfare il bisogno di socialità che è insito nell’uomo. Nelle città del passato, quelle che oggi sono i nostri centri storici, era quasi possibile “dialogare” con le facciate degli edifici restando nelle piazze in cui erano presenti tutte le funzioni sociali, direzionali, commerciali: c’era la casa, la chiesa, il municipio, il negozio. Poi la città, dal dopoguerra in poi, si è diffusa sul territorio e ha gradualmente perduto la sua vera “anima”, quella relazionale, della socialità. Per migliorare il legame tra i luoghi e i suoi abitanti basterebbe riprendere quel filo spaziale e temporale che ci lega alla città antica: aumentare gli spazi pedonali e le piazze, il verde pubblico, produrre bellezza e realizzare opere pubbliche di qualità, creare piste ciclabili e campi di strada per stimolare i cittadini a praticare attività fisica all’aria aperta.



La città intesa come luogo di aggregazione, di infrastrutture sociali, di innovazione e sviluppo sostenibile. Crede possibile ridisegnare lo spazio urbano ponendo al centro l’individuo e le sue esigenze?

Assolutamente sì, dobbiamo farlo prendendoci cura dei luoghi in cui viviamo, creando una maggiore qualità degli spazi abitativi e degli spazi pubblici. Oggi è indispensabile assecondare il bisogno dell’uomo di vivere in luoghi salutari e privi di inquinanti, oltre che di ritornare alla bellezza. C’è una esigenza di bellezza: bisogna ricercarla e ricrearla anche nei luoghi più sperduti e periferici. Il nostro lavoro deve essere quello di indirizzare lo sviluppo delle città mediante interventi di rigenerazione urbana che vadano a ridare vita alle aree più degradate e marginali delle città creando nuove connessioni sul territorio.

Cosa vuol dire rigenerare e perché può esserci utile?

La rigenerazione urbana è un processo di progettazione, nuovo e integrato, che nasce dalle necessità di sostenibilità e di contenimento del consumo del suolo. L’obiettivo della rigenerazione urbana è quello di intervenire sulle città per renderle sostenibili e a misura d’uomo. Puntare a un miglioramento della qualità urbana attraverso azioni più complessive che comprendano anche la riqualificazione del patrimonio immobiliare ma che agiscano soprattutto dal punto di vista spaziale e attraverso un miglioramento del contesto sociale, di valorizzazione economica e culturale.

Come ripensare la creazione o trasformazione di spazi pubblici intesi come bene comune, al fine di evitare altresì il degrado sociale?

Occorre trasformare lo spazio pubblico aperto oggi invaso da strade bitumate e lamiere. Ripensare il verde come elemento strutturale e non più di semplice decoro urbano, non uno spazio di risulta ma una risorsa per promuovere la riconnessione urbana con gli obiettivi di benessere fisico, ricreativo e sociale dei cittadini. La progettazione della città contemporanea deve immaginare il tessuto urbano scandito da grandi opere di qualità architettonica e servizi efficienti. Dobbiamo prenderci cura dei luoghi in cui viviamo, incrementare la qualità degli spazi abitativi e degli spazi pubblici come parchi e luoghi di cultura per generare aggregazione e identità.

Progetti che connettono la comunità tra cultura, arte e creatività. Rigenerazione e inclusione sociale, secondo lei sono le parole chiave alla base della Comunità?

Sono due concetti inscindibili, l’uno prevede l’altro. Rigenerare significa riappropriarsi del territorio creando valore dove è presente degrado e abbandono. Un valore che viene restituito alla comunità creando nuovi luoghi di incontro e socialità. Il nostro principale intervento deve essere la definizione di un modello di crescita, per le nostre città, che valorizzi il territorio attraverso interventi che potenzino la qualità abitativa da un punto di vista architettonico, urbanistico, economico e sostenibile, aderendo a una buona consuetudine che si va facendo strada in Europa dove si diffondono sempre di più i cosiddetti ecoquartieri e le ecocittà.

 Che cosa suggerisce per il rilancio dell’economia urbana contro le nuove povertà?

È indispensabile ripensare le nostre città affermando un modello di sviluppo nel quale vengano messi in primo piano i diritti di tutti. Agire sulle città attraverso buone pratiche come quella della raccolta differenziata dei rifiuti, della pedonalizzazione delle piazze e dei luoghi di aggregazione, di una limitazione nell’utilizzo delle auto, della condivisione dello spazio pubblico, la riduzione del consumo di suolo e l’adozione di strategie green oriented in ambito energetico. Le città che investono sulla qualità ambientale e la sostenibilità, che aumentano gli spazi liberi fruibili, le piste ciclabili, che producono bellezza e realizzano opere pubbliche di qualità, divengono immancabilmente più competitive e più ricche di opportunità di lavoro e di occupazione.

La città di per se è il bene comune per antonomasia in quanto è il luogo che contiene l’uomo. L’elemento fondante della città è dunque la necessità di stare insieme agli altri?

Riprendendo quanto detto dal cardinale Matteo Maria Zuppi in occasione del Meeting di Rimini 2023 “L’arte dell’incontro non è solo una conoscenza sociologica o introspettiva dell’amicizia ma una storia, che si rinnova continuamente, che non finisce mai perché sempre nuova, che coinvolge tutto di noi stessi. L’amicizia è sempre circolare”. Assistiamo a un rifiorire di idee e visioni architettoniche che progettano la fisionomia della città del futuro, uno spazio urbano ricco di piazze sociali, ampie zone di riconnessione urbana che pongano al centro della progettazione la qualità abitativa, l’uomo e le sue esigenze.

Aristotele scriveva che l’amicizia è una virtù fondamentale per la società umana. Secondo lei quale sarà il futuro delle nostre città alla luce di questa grande visione di fraternità e socialità, tema centrale di questa edizione?

Le città non sono formate solo da elementi fisici, da edifici e strade, ma sono il luogo delle relazioni umane. Sono come dei grandi libri di pietra, dove ogni edificio, ogni spazio è una pagina piena di episodi, di ricordi che riguardano gli uomini che le hanno vissute, abitate. Un grande teatro di eventi all’aperto. In futuro le città dovranno esaltare questa esigenza che è propria dell’uomo, non mortificarla come è stato nell’ultimo secolo. Si dovrà aumentare la disponibilità di spazi liberi, e aperti, di giardini tematici, le aree più densamente popolate dovranno contenere vere e proprie “linee verdi” dove sia possibile camminare a piedi, o in bici, percorrendo anche lunghi tratti all’interno di reti ecologiche al riparo dai gas di scarico delle auto, utilizzando per gli spostamenti un po’ più lunghi i mezzi di trasporto pubblico elettrici. Dovranno essere città più belle, in modo che le persone possano viverle e attraversarle più volentieri a piedi, perché la bellezza genera sentimenti migliori e stimola comportamenti più solidali.

Una civiltà non cresce senza cultura. Ho letto, durante il suo mandato come sindaco di Cosenza, le critiche sul Ponte di Calatrava e su Piazza Bilotti. Confermano ciò che scriveva Benedetto Croce: “Strani questi italiani: sono così pignoli che in ogni problema cercano il pelo nell’uovo. E quando l’hanno trovato, gettano l’uovo e si mangiano il pelo”.

È importante comunicare alle persone l’importanza del cambiamento quando è frutto di scelte consapevoli e migliorative. Occorre essere comunità educante e promuovere nuovi modelli di sviluppo, soprattutto nel Sud, a favore di una crescita in primis culturale e legata all’esigenza di seguire principi di sostenibilità e buone pratiche mirate a favorire le migliori aspettative dell’uomo.

La città della salute e del benessere: quanto è importante per lei perseguire questi temi?

Parlare di città della salute è ormai indispensabile, anche alla luce degli eventi pandemici appena trascorsi e delle conseguenze sempre più devastanti causate dal cambiamento climatico. Occorre riportare al centro delle politiche urbanistiche il tema ambientale inteso come salute e benessere dei cittadini. Progettare la città della salute vuol dire anche investire ogni sforzo per contrastare alcune cattive abitudini, come l’eccessivo utilizzo delle automobili nei centri urbani, o abitare case confortevoli ma inserite in quartieri altamente inquinanti, non effettuare con costanza ed efficienza la differenziazione dei rifiuti. La città della salute può nascere solo investendo su un processo di formazione della coscienza civica con un grosso impatto etico sulla comunità.

Parlando di cambiamento climatico quali saranno le scelte da adottare e quelle da abbandonare?

Le città trasformate negli anni 60-70 che hanno alimentato le speculazioni e le prevaricazioni degli individui gli uni sugli altri, oggi non sono più sostenibili e ripetibili. Il cambiamento climatico ha ricadute enormi sulle città, ne è un esempio il problema delle isole di calore causate dall’eccessiva urbanizzazione. È un tema di salute pubblica di grande rilevanza che coinvolge particolarmente le periferie urbane. Le città dovranno diventare resilienti attraverso l’adozione di strategie green oriented come la dislocazione sul territorio di infrastrutture strategiche contestualmente a una maggior presenza di aree verdi accessibili, percorribili e fruibili nei centri urbani. L’obiettivo è creare un mondo ad emissioni nette zero.

(Tonino Saladino)

— — — —

Abbiamo bisogno del tuo contributo per continuare a fornirti una informazione di qualità e indipendente.

SOSTIENICI. DONA ORA CLICCANDO QUI