Roald Dahl censurato perché offensivo

Le pesante scure del politicamente corretto, contro il linguaggio offensivo e non inclusivo, ha recentemente colpito anche il famosissimo scrittore per ragazzi Roald Dahl, autore, tra gli altri, di “La Fabbrica di Cioccolato“, “Matilde” e “Il GGG“. Una modifica, o forse una censura, che sarebbe arrivata direttamente dalla volontà dell’ex editore dello scrittore e della compagnia che sovrintende e cura la sua collezione di opere, che sarebbero addirittura arrivati ad assumere un’agenzia di consulenza esterna perché si occupasse della revisione.



Una censura, quella che ha colpito le opere di Roald Dahl, che non si sarebbe limitata solamente alla sua più apprezzata, ovvero “La Fabbrica di Cioccolato”, ma che ha colpito anche numerose altre opere secondarie, o altrettanto importanti, come “Le Streghe”. Tornando, però, all’avventura di Charlie nella magica fabbrica di cioccolato di Willy Wonka, la censura avrebbe colpito alcune parole, che sono state prontamente individuate dagli utenti di Twitter in quella che ha tutte le fattezze di una vera e proprio caccia alla modifica.



Le modifiche alla Fabbrica di Cioccolato di Roald Dahl

Nel libro della Fabbrica di CioccolatoRoald Dahl nel 1971 e che l’ha consegnato agli annali della letteratura, sono sparite le parole “grasso”, “flaccido” e “mostruosa” riferita al giovane Augustus Gloop. La descrizione originale del personaggio lo descriveva come un bambino “enormemente grasso [con] grandi piaghe flaccide di grasso [e la faccia simile a] una mostruosa palla“, mentre ora i bambini leggeranno “enorme [con] grandi piaghe [e la faccia simile a] una palla“. Nel libro “Gli Sporcelli” di Roald Dahl, invece, dalla descrizione della signora Sporcelli, definita “brutta e bestiale” è stato rimosso il termine “brutta”, anche questo accusato di essere offensivo.



Complessivamente sono state riscritte o rimosse centinaia di parole considerate offensive dai libri di Roald Dahl, mentre in alcuni libri sono stati aggiunti interi passaggi, come nel caso di “Le Streghe“. Emblematico in questo caso, ha scoperto Twitter, è il passaggio in cui il protagonista spiega alla nonna il suo piano per identificare le streghe, ovvero tirare i capelli alle donne per scoprire se fossero pelate. La nonna originariamente gli diceva che non poteva andare in giro a tirare i capelli alle donne, mentre ora gli spiega che “ci sono molte altre ragioni per cui le donne potrebbero indossare parrucche e non c’è certamente niente di sbagliato“.