Una produzione Netflix per raccontare la vita di Robbie Williams. Il cantante, ospite di “Stasera c’è Cattelan”, racconta cosa è significato per lui ripercorrere il passato: “Il documentario? Non so se sono pronto, non so cosa succederà quando uscirò in tutto il mondo. Spero che succedano cose bellissime ma non lo so, la cosa potrebbe prendere altre direzioni. Quindi sono apprensivo però sono anche entusiasta perché non mi sembra una mer*a. Sono 11.000 ore di girato su di me, si inizia da quando avevo 16 anni, girato dietro le quinte e in scena. Ho visto buona parte del filmato e ho reagito a quello che vedevo. Per me è stato un trauma assoluto, spero che quello che per me è stato traumatico sia divertente per il pubblico. Vivo i miei traumi per voi”.
Il passato, infatti, spaventa spesso Robbie: “C’è un motivo per cui non guardo mai il passato, perché c’è stata molta sofferenza. Ci sono stati molto traumi e io guardo il futuro perché mi dà uno scopo, una speranza. Ma se lo guardi troppo non vivi il presente. Vivere il passato è stato un mix, però è stata in particolare un’esperienza terrificante perché ho vissuto momenti dolorosi ma anche belli”. Come tanti altri colleghi o personaggio famosi, il cantante ha sofferto di depressione: “Non capita a quasi nessuno di diventare famoso e di non essere vittima di qualche tipo di disturbo mentale. Adesso che ho 50 anni, e il periodo più bello della mia vita e sono grato di tutti i doni che ho ricevuto e per tutti gli anni che ho passati qui ma ho dovuto combattere per arrivare qui. Essere famoso ti provoca dei disturbi alla mente. Nessuno può dire che sia un’esperienza meravigliosa”.
Robbie Williams: “Con i Take That non mi sentivo accettato”
La carriera di Robbie Williams è cominciata con i Take That. A Cattelan rivela: “A scuola in un modo o in un altro mi accettavano in una gang. Ci volevamo molto bene. Quando ho iniziato a cantare con i Take That pensavo di stare con un altro tipo di gang, pensavo che mi volessero bene e mi accettassero, pensavo di ridere con loro. Dato che ero il più giovane della band ero quello che rompeva di più, che dava più fastidio. Tutti pensavano che fossi pigro e mi resi conto che non ero accettato come avrei voluto. Però i nostri rapporti in 32 anni sono cambiati, adesso sono i miei fratelli, adesso voglio bene a loro e loro vogliono bene a me”. Se non avesse fatto il cantante, Robbie ironizza: “Forse sarei diventato uno spacciatore e nemmeno bravo. Non avrei venduto coca ma erba. Poi avrei potuto fare lo YouTube”.
Nel tour, Robbie Williams ha cantato “Don’t look back in anger” degli Oasis. A Cattelan racconta: “L’ho scelto perché nel mio show ora ho un po’ condensato la mia vita in quattro pezzi. E un gran momento è stato quando con i boys siamo andati a Glastonbury e ci siamo trovati con gli Oasis, ha bisognato molto per me nella mia vita. In più, quel pezzo e i loro pezzi, quei tre primi album erano incredibili e per me hanno significato molto. Tutti quelli che hanno una certa età si sono immaginati si essere almeno una volta Liam Gallagher. Se penso che torneranno insieme? Sarà la loro situazione finanziaria a dettare la probabilità di un loro ritorno”.