Zimbabwe in lutto per la morte di Robert Mugabe, ex presidente del Paese africano. Al potere per circa 40 anni, prima di essere deposto nel 2017, l’ex dittatore si è spento in seguito a una lunga malattia – della quale non è stata rivelata la natura – e sono in tanti a ricordarlo con parole al miele. C’è chi sostiene che Mugabe abbia avuto «con grandi idee ma non riusciva a trasformarle in realtà» e chi sottolinea come «ognuno di noi ha un lato migliore e uno peggiore. Il mondo deciderà come ricordare Robert Mugabe», riporta il Corriere della Sera. Emmerson Mnangagwa, che lo ha sostituito alla guida dello Zimbabwe, lo aveva definito «un’icona della liberazione, un pan-africanista che aveva dedicato la sua vita all’emancipazione del suo popolo: il suo contributo alla storia della nostra nazione e del nostro continente non sarà mai dimenticato». (Aggiornamento di Massimo Balsamo)
ADDIO A ROBERT MUGABE, EX DITTATORE DELLO ZIMBABWE
Robert Mugabe, storico ex presidente dello Zimbabwe, è morto. Aveva 95 anni ed è considerato uno dei più feroci e controversi dittatori della storia dell’Africa. Dopo essere divenuto primo ministro del paese ad inizio anni ’80, a partire dal 1987 ne era diventato il presidente, attuando una politica rigidissima. Era rimasto al potere incessantemente per quasi quattro decenni, precisamente 37 anni, dopo di che, nel 2017, venne destituito a seguito di un colpo di stato attuato dall’esercito dello Zimbabwe. L’inizio della fine per l’ultranovantenne dittatore era cominciata precisamente a novembre di due anni fa, quando il defunto presidente aveva deciso di “licenziare” di fatto l’ex vicepresidente nonchè ex capo dei servizi di sicurezza, Emmerson Mnangagwa (il cui soprannome era “coccodrillo”. Dopo tale azione, lo stesso Mnangagwa aveva deciso di lasciare immediatamente lo Zimbabwe per paura di essere arrestato, ma nel contempo il gesto dell’ex presidente aveva creato parecchio malumore.
ROBERT MUGABE MORTO A 95 ANNI
Diversi generali dell’esercito non avevano infatti apprezzato la scelta di Mugabe, e fra gli alti papaveri iniziava a serpeggiare l’idea che il presidente stesse spianando la strada per lasciare la propria eredità a Grace, la moglie dello stesso capo di stato. Di conseguenza, per evitare che ciò accadesse, i militari erano intervenuti pochi giorni dopo la destituzione di Mnangagwa, occupando dapprima la sede della televisione nazionale, per poi mettere agli arresti domiciliari Mugabe. Una scelta condivisa anche dal suo partito, il Zanu-PF, che gli aveva tolto la presidenza, e che si diceva pronto all’impeachment in caso di mancate dimissioni. I critici hanno sempre definito la presidenza di Mugabe come un regno del terrore. Nel 2007, ad esempio, il segretario generale della Trades Union Congress, Brendan Barber, il congresso dei sindacati dello Zimbabwe, parlava così del defunto presidente: “Gli abitanti dello Zimbabwe stanno soffrendo a causa della corruzione, delle brutali repressioni e dell’incredibile malgestione dell’economia da parte di Mugabe. Stanno lottando per i propri diritti, e noi dobbiamo lottare con loro”.