L’omicidio di Robert Trajkovic, 17enne di origini serbe ma residente a Trieste con la sua famiglia, è stato uno dei temi della puntata di “Ore 14”, andata in onda nel pomeriggio di oggi, martedì 11 gennaio 2022. La trasmissione di Milo Infante ha ricordato ai telespettatori che a uccidere il ragazzo sarebbe stato Alì Kashim, reo confesso, per motivi di gelosia. La ragazza “contesa” è stata ascoltata in Procura, ma dalle sue dichiarazioni non sarebbero emersi elementi che potrebbero fare pensare a un suo coinvolgimento nell’omicidio.



Il programma di Rai Due ha raccolto la testimonianza del fratello e della sorella di Robert. Il primo, di nome Kristian, era letteralmente in lacrime per la tragedia: “Avevo visto Robert l’ultima volta il 7 gennaio a casa mia. Ancora non ci crediamo, fino a quando non lo vediamo. Si era fidanzato con questa giovane? No, era una cosa nuova, non era una cosa del tipo ‘sono con lei, lei ha ancora l’ex ragazzo e non posso frequentarla’. Per me la ragazza sa tutto, è stato tutto organizzato, tutto pianificato. Secondo noi lei è colpevole. Mio fratello può essere stato ucciso per vendetta o per altri problemi, ma lui non era uno che ne creava, anzi: li evitava, cercava sempre la pace, mai la guerra”.



FAMIGLIA DI ROBERT TRAJKOVIC: “I COLPEVOLI STIANO IN CARCERE PER SEMPRE”

La sorella di Robert Trajkovic ha concordato con il fratello Kristian: “Sono sicura che la ragazza sappia tutto. Mio fratello era un angelo, non faceva del male a nessuno. Io voglio tutti questi colpevoli per sempre in carcere, per tutta la vita”. Kristian ha aggiunto: “Robert era una cosa a parte, lui era educato, gentile, un angelo con tutti. Non farebbe male neanche a una formica. C’è qualcosa sotto questa vicenda che non va bene, tutta una storia sulla quale i carabinieri devono ancora indagare. Non sappiamo neanche noi di preciso come sia andata. Non vi dico che rabbia, che dolore proviamo tutti noi. Non lo auguro a nessuno”.



Poi, durante la diretta, il padre della vittima, il signor Petar, sconvolto per l’accaduto, si è limitato a una sola affermazione: “Voglio giustizia per mio figlio, che li chiudano in carcere e buttino la chiave!”. Gli ha fatto eco il cugino Dejan, giunto da Roma, che ha sottolineato: “Noi siamo ortodossi, quando per voi è la Befana, per noi è Natale. La ragazza quel giorno ha chiamato Robert e gli aveva detto che aveva comprato per lui un iPhone e delle scarpe costose. Era una scusa, ma un ragazzo di quell’età ci casca”.