Roberta Bellesini, moglie del compianto Giorgio Faletti, ha rilasciato una lunga intervista a “La Repubblica”, nella quale ripercorre la carriera del suo compagno di vita, scomparso sette anni fa. Proprio domani, venerdì 25 giugno, Sky Cinema Uno proporrà “Appunti di un venditore di donne“, primo film tratto da uno dei suoi numerosi libri scritti. Inevitabilmente, la prima domanda alla sua dolce metà, non può che essere una: perché abbiamo dovuto attendere così tanto tempo per assistere alla trasposizione cinematografica di un volume di Faletti?
“Chissà, forse per via di storie con ambientazione complessa – ha risposto lei –. Io uccido si svolge tutto a Montecarlo, mica facile girare là. Ma ne uscirà una serie, anche se ormai sono scaramantica. Ne parlerò solo guardando i titoli di coda”. Intanto, c’è “Appunti di un venditore di donne”, che si preannuncia un successo, visto che, a detta di Bellesini, non c’è una sola virgola del film che non restituisca la voce e le atmosfere di Giorgio, quella Milano da bere che viveva solo di notte.
ROBERTA BELLESINI, MOGLIE DI GIORGIO FALETTI: “IL FILM È IN PARTE AUTOBIOGRAFICO”
A “La Repubblica”, Roberta Bellesini ha confessato che per Giorgio Faletti “Appunti di un venditore di donne” significava moltissimo, in quanto era la sua prima storia italiana e rappresenta una vicenda in parte autobiografica, perché Giorgio lasciò Asti per Milano alla fine degli anni Settanta per lavorare nel cabaret con Ezio Greggio, Boldi e Teocoli, suoi grandi amici. Era il mitico Derby di Gaber e Cochi e Renato, che nel film diventa l’Ascot. Un mondo incredibile, ma frequentato anche dalla mala: “Mi diceva di avere conosciuto il boss Francis Turatello, che andava al Derby per divertirsi – ha rivelato la donna –. Giorgio sperava che il romanzo lo facesse entrare nel gotha dei giallisti italiani, e che si smettesse di dire che i suoi noir erano scritti da un ghost writer americano, magari il suo amico Jeffery Deaver”.
Secondo Roberta Bellesini, “Appunti di un venditore di donne” colloca Giorgio Faletti tra i grandi del genere, come Scerbanenco e Umberto Simonetta. “Mio marito ha venduto dieci milioni di libri, eppure era sempre insicuro, un perfezionista esagerato. E quando si ammalò, temeva l’oblio più della morte. Aveva paura che dei suoi libri non si sarebbe ricordato nessuno e nei primi due anni senza Giorgio questo era anche il mio incubo. Poi ho capito che lui è sempre amato, letto e seguito”.
ROBERTA BELLESINI: “NESSUNO SCOMMETTEVA SU GIORGIO FALETTI SCRITTORE”
Roberta Bellesini, ai colleghi de “La Repubblica”, ha poi detto che quando Giorgio Faletti fece il suo ingresso nel mondo letterario, qualcuno disse: “Questo qui fa ridere, canta, recita, cosa vuole ancora?”. Lui ne soffriva, ma intanto scriveva: “Dopo ogni suo romanzo mi ripeteva: ‘Roberta, non saprò più scrivere una cosa bella come questa’. E invece ci riusciva”. Il primo film, purtroppo postumo, tratto da un suo libro, contiene secondo la donna tutto l’essenziale, l’anima e la sostanza del romanzo, le sue storie parallele. Anche se è inevitabile ridurre, il regista Fabio Resinaro ha saputo distillare quanto non doveva essere perduto.
Infine, un commento da lettrice sui personaggi che Giorgio Faletti tratteggiava e includeva nei suoi capolavori letterari: “Erano sempre sfaccettati, un altro aspetto che il film rende bene. Daytona esisteva davvero, mio marito ne parlava spesso: è interpretato mirabilmente da Paolo Rossi, così stralunato e stropicciato. Ecco, qui si percepiscono intensità e amore per una bella storia. Si fissa il buio, e rimane intatto lo sgomento di allora”.