Roberta Bruzzone è intervenuta nella trasmissione Ore 14 sul caso dell’omicidio di Mattia Caruso, 31enne venditore ambulante, avvenuto nella tarda serata di domenica 25 settembre tra i comuni padovani di Montegrotto Terme e Torreglia, in provincia di Padova. Dalle prime informazioni ricavate dagli inquirenti, Mattia Caruso avevano passato la serata in un locale dei “laghetti Sant’Antonio”. Sulla dinamica e sul movente dell’omicidio è giallo: dopo l’accoltellamento, il giovane si sarebbe messo alla guida della sua auto prima di accasciarsi senza vita. Una versione che non convince Roberta Bruzzone: “Ci sono degli aspetti che non mi convincono granché, in questa prima ricostruzione“.



Tra le 22:30 e le 23:00 Mattia Caruso e la fidanzata avrebbero deciso di andar via dal locale. Al parcheggio della discoteca si sarebbe consumata la violenta aggressione. Non ci sarebbero racconti di risse o di un diverbio che sarebbe scoppiato all’interno del locale. Quel che si sa è che il ragazzo, dopo essere arrivato all’auto, si sarebbe spostato a piedi di pochi metri, venendo accoltellato con un fendente in pieno petto. A quel punto sarebbe sarebbe rientrato nella sua vettura, avrebbe percorso circa sei chilometri e si sarebbe fermato, accasciandosi al suolo.



Roberta Bruzzone e i dubbi sull’omicidio di Mattia Caruso: ‘Mi sarei aspettata di vedere tracce di sangue’

Roberta Bruzzone, intervenuta a Ore 14, pone l’attenzione sul lungo interrogatorio del giorno dopo alla fidanzata di Mattia Caruso. Ascoltata per dodici ore, al momento la versione della ragazza risulterebbe attendibile. “In questa prima versione resa dalla ragazza in questo lunghissimo interrogatorio – ha detto Roberta Bruzzonedevo dire che, un tempo così prolungato per acquisire sommarie informazioni, su circostanze così precise per quanto sia una vicenda alquanto complessa, è un tempo molto lungo. Questa cosa mi fa riflettere. Però questa ricostruzione – ha proseguito – parrebbe abbastanza improbabile. Manca sicuramente un elemento. Perché questo ragazzo avrebbe dovuto allontanarsi dalla sua vettura non avendo ricevuto qualche messaggio in tal senso? Perché poi salire sull’auto e celare un accoltellamento – che peraltro avrebbe dovuto essere evidente anche da chi era con lui in quell’istante – per poi accasciarsi dopo pochi chilometri alla guida, in condizioni pericolose, senza chiedere aiuto a questa ragazza, e senza chiedere a questa ragazza di prendere la guida dell’auto per essere trasportato al primo pronto soccorso disponibile?”.



Infine, il ragionamento di Roberta Bruzzone riprende l’esiguità delle tracce ematiche sul luogo dove sarebbe avvenuto l’accoltellamento. “Normalmente in un accoltellamento, anche se il soggetto è vestito seppure in maniera non pesante come in questo periodo, pur non essendo colpita una zona arteriosa, l’arma raccoglie del sangue mentre attinge la vittima e, nell’estrarre l’arma, produce delle tracce. Mi sarei aspettata di vederle“.