Roberta Bruzzone, sul suo canale YouTube, ha parlato del caso Liliana Resinovich, riassumendo le certezze fornite dagli esami effettuati sulla salma rinvenuta il 5 gennaio 2022. La criminologa, in base agli esiti delle analisi, ritiene che non ci siano dubbi in merito al fatto che la donna, scomparsa il 14 dicembre 2021 a Trieste, sia deceduta “tra le 48 e le 60 ore” antecedenti al ritrovamento, avvenuto in un’area boschiva dentro l’ex ospedale psichiatrico della città.
“Il medico legale che ha effettuato i rilievi di quelle che sono le informazioni tanarocronologiche ha evidenziato che il luogo del decesso e quello del rinvenimento del cadavere coincidono. La morte è avvenuta tra il 2 e il 3 gennaio 2022. Le condizioni della salma sono inequivocabili. È fresca, la putrefazione non era neanche cominciata al momento dell’autopsia. Non ci sono tracce di insetti cadaverici né di interventi di animali randagi”, ha chiarito l’esperta. “Anche il rigor mortis conferma queste tempistiche. Esso è ‘apprezzabile in ogni segmento del corpo tranne che a livello delle rachidi cervicali’, che sono le prime soggette ad ammorbidimento”.
Roberta Bruzzone: “Liliana Resinovich morta il 3 gennaio”. Le cause
Liliana Resinovich, secondo quanto ribadito da Roberta Bruzzone, sarebbe dunque morta il 3 gennaio 2022, al massimo il 2. Come ciò sia accaduto, però, resta un mistero. Le analisi, infatti, non hanno dato risposte. “La tac ha escluso traumi nonché la presenza di corpi estranei. Anche l’esame tossicologico, che è stato molto lungo, ha dato completo esito negativo. Non è stata dimostrata l’assunzione di sostanze, droghe o farmaci che possano avere provocato il decesso o che possano avere concorso ad uno stato alterato o incosciente, né tanto meno di alcol”. Anche l’ipotesi del soffocamento non è confermata. “Il quadro asfittico è abbastanza lieve e sfumato. È una condizione coerente con l’uso del sacchetto, ma pone dei dubbi”.
È per questo motivo che la criminologa ritiene che le ipotesi in corsa siano ancora due. “Una è che Liliana sia rimasta per giorni in un luogo sconosciuto, aiutata da qualcuno, e che successivamente sia andata spontaneamente nel bosco e si sia suicidata. L’altra è che sia morta a causa di un malore. Non mi sento di escluderlo. È possibile che sia rimasta nascosta per sua volontà oppure che sia stata segregata, senza violenza fisica, da qualcuno. In virtù di questa situazione potrebbe essersi sentita male. A quel punto il soggetto, ad oggi ancora ignoto, potrebbe avere deciso di non chiamare i soccorsi e dunque avrebbe occultato il cadavere oppure potrebbe avere accelerato il processo di morte tramite il soffocamento. Questo spiegherebbe perché il quadro asfittico è così lievi”, ha concluso.