Immensa tragedia a Nuoro, dove un uomo di cinquant’anni ha ucciso la moglie e la figlia di ventisei anni, colpendo anche i due figli più piccoli di quattordici e dieci anni. Il pluriassassino ha ferito anche il vicino di casa, in fin di vita, e l’anziana madre, per poi togliersi la vita. Roberto Gleboni, operaio forestale, ha ucciso per prima la moglie Giuseppina, di quarantatré anni, dalla quale si era appena separato: il figlio di dieci anni è in gravissime condizioni. Alcuni testimoni hanno parlato di un uomo pacifico mentre altri, vicini alla coppia, hanno spiegato che non mancavano i litigi, che avrebbero portato anche all’allontanamento tra i due coniugi, che di recente si erano separati.



Secondo Roberta Bruzzone, ospite de “La vita in diretta”, spiega: “Ne abbiamo diversi di casi precedenti anche simili a questi. Un’ipotesi è che questo soggetto abbia deciso di sterminare tutte le persone a lui vicine, tutti quelli che erano coinvolti nella lettura che aveva di sé stesso. Nel fallimento, che può essere di natura economica o il fallimento familiare, può aver deciso di eliminare tutti coloro i quali erano rilevanti per lui nell’immagine che aveva di sé. Una cosa non diversa da quello che è successo nel caso di Alessandro Maia”.



Roberta Bruzzone: “Impossibile non ci fossero stati segnali”

Dopo aver ucciso la moglie e la figlia e aver tentato di uccidere i figli, Roberto Gleboni si è diretto a casa della madre. Secondo Roberta Bruzzone, il gesto è da spiegare perché “la madre è un altro di quei nuclei narcisistici che non avrebbe potuto lasciare in vita. Non è un caso nuovo, è già successo. Si spegne lo sguardo di tutti coloro che potrebbero restituire un’idea di sé di un soggetto inadeguato, fallito, sbagliato. Temo ci sia questo alla base”. Secondo la criminologa “un evento di questa portata è impossibile che non abbia avuto segnali di aumento di reattività aggressiva”.

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