Nella giornata di ieri si erano riaccesi i riflettori sul caso di Elena Ceste dopo la denuncia da parte del team difensivo di Michele Buoninconti – marito della vittima e condannato in via definitiva a 30 anni per il suo omicidio e occultamento di cadavere – relativa alla sparizione di alcuni reperti dal Tribunale di Asti. Un vero e proprio colpo di scena, se non fosse che a distanza di 24 ore è giunta la smentita da parte di Roberta Bruzzone, nota criminologa ed in questo caso consulente tecnico dei famigliari di Elena Ceste. Già in mattinata, intervenendo su Instagram, la Bruzzone aveva pubblicato un documento del tribunale di Astri datato ottobre 2018 con il quale il GIP ordinava “la confisca e la distruzione di tutti i reperti relativi al caso Ceste ad esclusione del pc, che è stato formattato e riconsegnato al sig. Franco Ceste”. Nel suo lungo post social, la criminologa aveva ritenuto doverosi alcuni chiarimenti dopo le dichiarazioni “decisamente discutibili” rese dal team di difesa di Michele Buoninconti. “Mi trovo nuovamente a dover smentire (documenti alla mano, del resto chi mi conosce sa che non amo le chiacchiere e ancor meno i chiacchieroni….) quanto riferito dal team di difesa di Michele Buoninconti nella giornata di ieri”, aveva esordito la Bruzzone prima di proseguire con la spiegazione dettagliata. Lo scorso mese, ha aggiunto, aveva già smentito la possibilità di svolgere esami genetici sui reperti, a dispetto di quanto dichiarato dalla difesa di Buoninconti, dal momento che “l’accesso era (ovviamente, per chi conosce la procedura penale) esclusivamente visivo perché l’unica cosa che è possibile fare in questi casi è un mero accesso visivo ai reperti che possono esclusivamente essere fotografati”.
ROBERTA BRUZZONE CHIARISCE: “NON È SPARITO NIENTE”
Oggi Roberta Bruzzone torna a fare chiarezza e su Instagram spiega, rispetto al caso Elena Ceste: “Non è affatto vero che sono “scomparsi” alcuni reperti, come è stato riferito e riportato da diversi organi di stampa, ovviamente su impulso dei consulenti di Buoninconti”. Rispetto al provvedimento pubblicato, la criminologa ha spiegato che “è stato notificato a TUTTE le parti (compreso l’imputato) e non è stato impugnato in Cassazione ragion per cui nessuno, tantomeno i consulenti di Buoninconti, può lamentarsi in merito alla distruzione di buona parte dei reperti”. Il giudice ha quindi autorizzato solo l’accesso visivo ai restanti reperti, “perchè solo una parte è stata distrutta”, ha chiarito ancora la Bruzzone, ribadendo che come da provvedimento tutti sarebbero dovuti andare distrutti. A distanza di poche ore è poi tornata sul controverso argomento pubblicando questa volta un nuovo comunicato del tribunale ordinario di Asti il quale ha ribadito che “nessun reperto, relativo al processo concernente Elena Ceste, catalogato come ‘corpo di reato’ e custodito nell’apposito ufficio risulta ‘sparito’ o ‘introvabile'”. Secondo il presidente del Tribunale, Giancarlo Girolami, si tratterebbe “di strumenti utilizzati nelle indagini dalle forze di polizia per rilevare tracce biologiche ma che non risultano essere mai stati depositati presso l’ufficio corpi di reato”. Roberta Bruzzone, nel commentare la notizia, ha annunciato: “non è finita qui…domani ulteriori sviluppi…perché le chiacchiere stanno a zero…e ovviamente anche il tribunale ci tiene a precisare che NON E’ SPARITO PROPRIO NIENTE come invece hanno sbandierato ai 4 venti i consulenti di Buoninconti. Ma non è finita qui”.